di Maurizio Liverani
Il cittadino comune non condivide da tempo gli ideali della propria epoca; è ormai stanco dei tormenti del mondo ed è, soprattutto, indifferente al sapere che cosa sostengono i partiti. Lo “jus soli” è capito non come il diritto di far ottenere la cittadinanza a uno straniero nato in Italia, ma come la scelta di “vivere soli”. Tante altre proposte politiche vengono scambiate dando vita a un garbuglio di errori. Per esempio, Pier Luigi Bersani, dopo una lunga e noiosa conversazione con Bruno Vespa che, ascoltandolo, aveva un’espressione allibita, è stato visto da molti come il capo della Caritas. Ciò sta a significare che le facce dei politici non tradiscono minimamente le proprie convinzioni. Per Jean Baudrillard, l’autore de “L’illusione della fine”, le facce non sono più lo specchio dell’anima. Quella di un fascista è uguale, identica a quella di un antifascista. Per lo scrittore, il futuro non esiste più; siamo tutti intercambiabili; è in torto chi ancora si scandalizza per fenomeni di trasformismo. Ciò avviene perché il futuro ha imboccato la strada del riciclaggio. Una constatazione facilmente verificabile: tra gli italiani sono felici soltanto coloro i quali non pensano al futuro. Grazie al nichilismo dilagante la vita non è che una prolungata agonia. Le religioni non hanno più tanta presa sulle menti evolute perché non hanno più il potere di consolare l’umanità che dubita persino che Gesù sia esistito e sia veramente morto sulla croce. Lo sostiene lucidamente Emil Cioran ne “L’inconveniente di essere nati”. Marx è stato un tentativo di sostituirsi alla mancata realizzazione degli ideali cattolici. Non ha vinto il “Capitale” di Marx, ma è prevalso il capitalismo che ne è uscito sano e salvo: la sua “barbarie” ha ancora la possibilità di sopravvivere purché in sintonia con le invocazioni dei poveri. Questo revival è di difficile attuazione con politici che hanno una concezione molto arretrata della società e, fatalmente, inducono gli scontenti a parlare di loro con acrimonia e con odio. Volutamente, Karl Marx volle sia dato risalto all’”odio” nella sua analisi scientifica. Continuando di questo passo, con l’Unione Europea che somiglia a una coalizione di Stati che si combattono economicamente, tutto è come prima e peggio di prima. La macchina del tempo ha condotto i fanatici della “bella morte”, della passione per le armi, del disprezzo per la politica, insomma, i “duri e puri” a piegarsi alla vittoria del pragmatismo. Ci si è illusi per un tratto di anni che si potesse abbandonare il passato o, comunque, che il passato non avesse alcuna influenza effettiva sul presente. La storia è apparentemente scomparsa, lasciando un’enorme riserva di spazzatura sulla quale gli opinionisti hanno preso a sparare come chi voglia colpire i passeri con i cannoni. Il riciclaggio della storia, così come l’hanno concepito i partiti pur di sopravvivere, con gli scioperi, i “sit in”, le sterili e infuocate polemiche, invece di proiettarci in un “radioso” futuro ci restituisce al passato. Secondo una “consecutio” che riaffiora sempre, l’interesse dei politici coincide con le ideologie sottosviluppate e comunque false, oggi apparteneti a un sottosviluppo ancor più accentuato di quello precedente. Questo accade quando ci si imbarca nei fideismi semplificatori (destra e sinistra). La politica così intesa è una trascendenza verso il basso. E’ tutto qui il senso di queste imminenti e rissose elezioni.
Maurizio Liverani