FORSE NON E’ SUCCESSO NULLA

di Maurizio Liverani

Gran parte dei giornali ha considerato il Movimento 5 stelle una “moda” passeggera; alcuni una forma di sperimentalismo o di “pappagallismo” in piĂą. A ogni modo, anche dopo l’esito dei ballottaggi, che ha i caratteri della sorpresa ma niente di sbalorditivo, si continua nel delitto di flagrante inesattezza. Il dato piĂą importante di questa consultazione è offerto da quel cinquanta per cento di italiani i quali, stomacati, non si sono recati alle urne. Sono milioni di cittadini che si sono messi al “bando”. La stampa si è gettata con impulso da isterica sul successo di due giovani, simpatiche donne a Roma e a Torino. Che si tratti di un diffuso bisogno di facce nuove ce lo dice il flop di Piero Fassino, da tutti ritenuto un ottimo sindaco. Cosa gli ha nociuto? E’ troppo magro? Ha un’aria modestuccia? Non ha un corredo di pedantesche facezie? La veritĂ  è che si è imbattuto in un’avversaria dotata, trasportata nel cielo politico dalle 5 stelle come una Assunta. La fisiognomica non è una scienza falsa; i comunisti che hanno cambiato ideologia sembrano persone sensate, non temibili. Alcuni, come D’Alema, sono afflitti da un genio inesistente. In FI c’è un uomo che si “porta molto” il quale ha sentenziato che la Raggi ha umiliato il Pd. Tappandosi dentro l’idea di essere un leader super non si è accorto che il M5s in poco tempo, con alcuni aggiustamenti tattici, ha ridicolizzato la destra italiana che da vent’anni si adopera come grimaldello per aprire la cassaforte dove sarebbero stipati milioni di elettori di destra. La realtĂ  è che non esistono nĂ© destra nĂ© sinistra. La politica ha la propria piattaforma su elettori in pantofole che amano la moderazione e che aspirano alla fuoriserie; approvano il calcio milionario e le lunghe ferie. Tutte cose che il vero pentastellato non promette. Puntando su promesse vaghe, i partiti hanno dato vita  a un buffonesco ribaltone traballante sul piede della concretezza. Il gioco di Berlusconi era un altro; si ornava di intenzioni riformistiche e d’ordine. Roma è una cittĂ  difficile; per incostanza o per invidia da basso impero sono molti a pensare che per qualsiasi sindaco sarĂ  arduo governarla. Virginia Raggi appare una gradevole donna ma anche uno strano animale biologicamente e fisiologicamente ibrido. Ha fama di essere pregna di cognizioni amministrative, “disponibile” a qualsiasi intesa: “Sarò il sindaco di tutti, anche di quelli che non mi hanno votato”; è la frase consueta che l’”acume” dei primi cittadini sa produrre. Mai una volta c’è stato un eletto che si sia presentato con formule originali. L’inviolabile supremazia della Raggi è, per ora, tutta qui.

Maurizio Liverani