Soltanto di recente si è cominciato a capire che il “liberalismo democratico” è, come diceva Alberto Savinio, “la fantasia del dovere”, il “lirismo del dovere”. Aggiungeva: “E’ un cristianesimo laico e più mansueto, meno acceso, meno patetico, meno spasimante, ma più fattivo, pure più utile e, sostanzialmente, più umano”.
Come poteva essere amato dal Pci uno scrittore come Ennio Flaiano (nella foto) che scriveva: “Quel giorno che ci sentiamo a sinistra basta la lettura dei giornali di sinistra a salvarci… stile oratorio, burocratico…”.
In Parlamento siedono politici che solo a sentir parlare di liberale avvertono il fastidio prodotto in bocca da un pezzo troppo grosso di gelato.
Il liberalismo non può prosperare né a destra né a sinistra; può godere di buona salute stando al centro.
Il trasformismo è il solo modo di espandere la propria fama. Una volta, tanto tempo fa, la fama era legata a una esigenza di coerenza. “Poche cose al mondo sono tanto insopportabili – scrive Mark Twain – quanto un buon esempio”.
Cicerone nel “De Oratore” definisce “frigida verba” ciò che noi chiamiamo freddura; una battuta di spirito riascoltata sa subito di freezer.
Il politico ostenta un’aura di probità come quella che circonda Biancaneve nella bara di vetro.
MAURIZIO LIVERANI
Aforismi tratti dalle opere di Maurizio Liverani e dai suoi più recenti articoli