GHIACCIO IN CATTEDRA

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

GHIACCIO IN CATTEDRA

La cattedra è un simbolo di tutto un mondo, soprattutto italiano. Un indiscutibile acquisto del teatro è stato Nello Sàito che nel racconto “I cattedratici” mette in luce, con la sferza della caricatura, peccati, difetti, debolezze del mondo accademico. In “Quattro  guitti all’università” racconta di un drappello di scalcinati commedianti attratti dal palcoscenico dell’Ateneo di Roma, riservato agli studenti o alle riunioni sindacali. Il rettore li scaccia: “… Il teatro non vi serve e avete solo la chiesa per seppellirvi …” . A Roma, l’Università è a un tiro di voce dal cimitero. Con questo testo paradossale, Nello Sàito voleva intendere che la cattedraticità è una beatificazione mafiosa. “I professori sono lontani anni luce dagli altri comuni mortali”. Una invettiva lucida, fredda contro una città simboleggiata dai marmi gelidi dell’Università. Sàito è stato costretto a restare in disparte sia da questa avanguardia della putrefazione che dal mondo teatrale; gli hanno dato di tanto in tanto un premio tra cui il premio Flaiano, ma non l’hanno mai rappresentato. Le sue opere teatrali e letterarie hanno il torto, nel conformismo imperante, di mettere sotto i piedi tutte le cautele, i divieti interni ed esterni.

Non è un caso che sotto il passato regime siano nati i principali scrittori italiani, da Luigi Pirandello a Vitaliano Brancati, ad Alberto Moravia , a Vasco Pratolini, a Pitigrilli, scrittore di grande successo tra le due guerre cui non riuscì a farsi perdonare la collaborazione alla polizia segreta – l’Ovra – accordato, invece, all’autore del  “Metello”, Pratolini. Pitigrilli venne messo al bando un po’ perché ebreo (il suo vero nome era Segre) ma, soprattutto, per non aver preso la tessera del Pci. 

Insegna Brecht che lo scrittore deve pensare alla sua opera e infischiarsene dei regimi. L’autore di “Madre Coraggio” depositava quanto guadagnava in un regime comunista nelle banche svizzere, non diversamente da quanto fanno i vip dell’intellettualità italiana oggi.

 “Datemi due righe scritte di pugno dall’uomo più onesto”, diceva Richelieu, “e vi troverò di che farlo impiccare”.

 MAURIZIO LIVERANI