GIANCARLO NANNI: PER I SUOI OTTANT’ANNI
Il 27 maggio 2021 Giancarlo Nanni avrebbe compiuto 80 anni, il teatro Vascello vuole festeggiare questa ricorrenza regalando a tutti gli spettatori la visione dello spettacolo “Il giardino dei ciliegi” di Anton Cechov regia di Giancarlo Nanni. Qui si propone la versione registrata nel 2007 sempre al Teatro Vascello.APRI LA SCHEDA
Lo spettacolo sarà visionabile per l’intera giornata del 27 maggio.
GIANCARLO NANNI – 1941-2010
Nato a Rodi, il 27/5/1941, durante la guerra la sua famiglia viene trasferita in un campo profughi a Venezia, alla fine del conflitto mondiale dopo un breve periodo di permanenza in Arabia Saudita si stabiliscono definitivamente a Roma, dopo il diploma decide di seguire il suo interesse verso la pittura e la musica che animava già in sé dall’età di 15 anni.
Si avvicinò al free jazz, suonando la cornetta, e soprattutto si dedicò alla pittura, affiliandosi principalmente alla scuola di Mario Schifano e Cy Twombly. Già amante dell’arte di Jackson Pollock, conosciuta a 17 anni, era molto influenzato dalle avanguardie storiche (futurismo, dada e surrealismo) e più tardi dalla Pop Art, il New Dada, dall’happening e dall’action painting americani e dalle ricerche di Gianfranco Baruchello, Alberto Grifi e Alfredo Leonardi. La sua formazione fu anche molto legata all’incontro con John Cage a New York e alla frequentazione romana di intellettuali, musicisti e artisti come Aldo Braibanti, il Gruppo 63, Sylvano Bussotti, Steve Lacy, Gastone Novelli, Jannis Kounellis. A 18 anni espone alla galleria Arco d’Alibert un tipo di pittura, colossale per dimensioni e ‘performativa’, che tendeva a sconfinare dalla tela allo spazio circostante investendo lo spettatore.
Ma l’incontro che segnò profondamente la sua vita artistica e sentimentale avvenne nel 1964 quando al Teatro Arlecchino di Roma vide Manuela Kustermann nei panni di Ofelia nell’Amleto di Carmelo Bene. Come spesso avrebbe poi detto, la passione per il teatro nacque per amore, per portare via l’attrice da Bene. Nel 1965 partì con Kustermann per un viaggio che determinò non poco la loro futura attività teatrale, anche perché ad Avignone strinsero amicizia con i membri del Living Theatre. Di ritorno a Roma, organizzarono diversi happenings, alcuni più intimi, come Il bando per Virulentia nella casa-studio di Nanni in via Margutta; altri furono eventi straordinari, 1966 Urbs Rosa – Monaco, e Carnevale di Rieti, 1967 24 ore no stop teatro alla libreria Feltrinelli e quello sul Tevere nel 1968 girato per la televisione tedesca, con l’intervento di pittori, musicisti, attori, poeti.
Dai problemi concreti, reali, quotidiani, vissuti come esperienze aggreganti, nasce il gruppo SPACE RE(v)ACTION che crea la prima sede stabile: il Teatro La Fede, a via Portuense 78, dove attorno a Nanni e alla Kustermann si forma un gruppo di lavoro che spazia tra teatro, cinema, danza e musica. Sono anni di grandi fermenti culturali e la Compagnia viene identificata come un punto di riferimento importante nella rivoluzione artistica di quegli anni. Dal loro lavoro, segnato da spettacoli significativi per l’immaginario giovanile e non solo, nascono produzioni storiche come A come Alice, Risveglio di Primavera, L’imperatore della Cina, che provocano la nascita di quel movimento teatrale che privilegia l’immagine alla parola e che verrà denominato “La scuola romana”. All’interno del gruppo nascono registi ed artisti come Memè Perlini, Giuliano Vasilicò, Pippo Di Marca, Valentino Orfeo, Massimo Fedele, Dominot, Alessandro Vagoni. Al Teatro la Fede passano artisti internazionali come Steve Lacy, John Cage, Gèrard Gelas, The Living Theatre.
L’atteggiamento anticonvenzionale e antiaccademico, inevitabilmente condizionato dal clima sessantottino, si allineava all’ondata del nuovo teatro europeo e americano di quel periodo con cui condivideva il bisogno impellente di uscire dai teatri istituzionali, ricercare un rapporto autentico con il pubblico nel tentativo «di cambiare la loro visione centrale in visione periferica» e rendere l’arte disponibile a tutti.
Desideroso di andare alla ricerca di spazi scenici nuovi, meno angusti, e di pubblici nuovi, non confinati ai soliti happy few, nella stagione 1972-73 accettò la collaborazione con il teatro Stabile di Roma, diretto da Franco Enriquez, e nel 1973-74 con lo Stabile genovese, diretto da Ivo Chiesa, ma i rapporti si ruppero poco dopo per le forti divergenze di idee. Nel 1973 con Il diavolo bianco di John Webster al teatro Olimpico di Vicenza si concluse l’esperienza del circolo La Fede, e nel 1974 si inaugurò con Artificiale/Naturale da Henri Michaux al Teatro in Trastevere una nuova fase, fonda la compagnia La Fabbrica dell’Attore, una delle prime cooperative di lavoro per artisti e maestranze.
Nei lavori successivi, che segnarono il passaggio dal lavoro di gruppo alla regia, Nanni si misurò con un tipo di drammaturgia diversa: Amleto di William Shakespeare (1975), I masnadieri di Friedrich Schiller (1976), Casa di bambola di Henrik Ibsen (1980), La regina Cristina di August Strindberg (1982), accanto al filone sperimentale, di cui Franziska di Frank Wedekind (1978) rappresentò l’esempio più riuscito.
Nel 1989 insieme a Manuela Kustermann acquistano un vecchio cinema in abbandono nel quartiere di Monteverde Vecchio a Roma e lo trasforma nel teatro Vascello, riconosciuto successivamente dal Ministero per i Beni Culturali quale Centro di Ricerca Teatrale, poi Teatro Stabile d’Innovazione, oggi Centro di Produzione Teatrale.
Il Teatro Il Vascello inaugura la nuova stagione de La Fabbrica dell’Attore il 4 maggio 1989 con un grande spettacolo internazionale Qui non ci torno più di Tadeusz Kantor e il suo Teatro Cricot di Varsavia, che indica la linea di tendenza di un nuovo teatro di sperimentazione e ricerca di linguaggi teatrali innovativi.
Tra le regie degli anni Novanta, accanto a Robert Musil, Ibsen, Shakespeare, Goldoni, Ludwig Tieck, Il gabbiano di Anton Cechov (1997) ebbe un particolare successo e nel 2000 fu portato a La Mama ETC di New York, dove già nel 1977 il regista era stato ospite. Estelle Parsons, allora direttore artistico dell’Actors Studio, visto lo spettacolo, chiamò Nanni a dirigere un acting workshop di 5 mesi (2001). La prima parte del lavoro si è svolta in aprile e maggio 2001, su MANY LOVES e il poema PATERSON di William Carlos Williams ed il montaggio del primo atto è stato presentato il 25 maggio, all’ACTOR STUDIO, Moderatore: HARVEY KEITEL.
Nel 2002 lo spettacolo arrivò in Giappone, dove l’anno dopo all’Università di Tokyo il regista tenne una masterclass con attori giapponesi. Negli ultimi anni collaborò, fra l’altro, con l’università La Sapienza, il Centro teatro ateneo, l’Accademia di belle arti di Roma e il DAMS di Roma III, dove condusse laboratori. Con Il giardino dei ciliegi di Cechov (2006) lasciò il suo testamento artistico e con Marx a Roma da Howard Zinn (2008) terminò la sua lunga e intensa carriera teatrale.
Intensa la sua attività per la promozione e lo sviluppo delle arti sceniche-performative, sempre alla ricerca di nuovi talenti, e allo sviluppo di nuove tendenze e linguaggi teatrali e multidisciplinari, realizza rassegna di teatro, cinema e danza. Dirige dal 2003 al 2005 il Teatro Comunale – Accademia degli Avvaloranti di Città della Pieve
Nel 2003 ha istituito il Premio Valentino Zeichen, rafforzando il proprio impegno anche sul versante della poesia, affiancandolo ad altre iniziative di promozione delle arti meno rappresentate, quali la videoarte, l’arte visiva, la performance.
Spesso autore delle scenografie e degli adattamenti dei suoi spettacoli, fu anche regista di opere liriche, per il cinema e la televisione.
Muore a Roma il 5 gennaio 2010, a causa di una grave malattia.