di Maurizio Liverani
La rivelazione che il candidato alla Casa Bianca di parte repubblicana, cioè Donald Trump, abbia una inclinazione spiccata a circondarsi di legioni di donne-oggetto disposte, si spera dietro compenso, a farsi maltrattare. Questo sarebbe l’aspetto più appariscente e scontato della complessa personalità di Trump; è la connotazione precisa dell’oppositore di Hillary Clinton. Il conflitto che interessa la politica internazionale riguarda, dunque, un erotomane che va oltre ogni limite con le veneri, non badando a spese. Chi ha in eccesso il “favoloso metallo”, diceva Cristoforo Colombo, “ne fa quello che vuole al mondo”. Il torto di Trump è di considerare le dolcezze dell’amore carnale nettamente superiori a quello sensuale. Questo atteggiamento visto in chiave moralistica sta suscitando scandalo negli Stati Uniti e indica in Trump il principale nemico delle istituzioni morali e democratiche; ci sono persino trattati sulla sua attività pubblica e privata. Oscenità irrefrenabile accompagnata, come stabilisce il codice dei famosi super-ricchi statunitensi, da affarismo sfrenato e erotismo incontinente. Questo aspetto “patologico” di Trump viene oggi ingigantito dalla corretta condotta di Hillary Clinton la quale, a dispetto di tutte le storie che girano intorno ai suoi rapporti con Bill, fa fatica a presentarsi come una signora rispettosa della moralità comune. Hillary vuol essere l’esempio della continenza, della temperanza, della fortezza, della liberalità, dell’onestà, della fede e, soprattutto, cultrice dei valori della famiglia. Fa un certo sforzo a presentarsi sotto l’aspetto di redentrice del mondo americano. L’interesse dei grandi ricchi è che prevalga la moglie di Bill Clinton al quale viene sempre meno rimproverata la singolare copulazione con Monica Lewinsky. Non va trascurato il fatto che l’incontro erotico nella “sala ovale” ha innescato non già una parabola discendente bensì ha delineato, negli anni, un diagramma esaltante che aiuta a spalancare le porte della Casa Bianca alla consorte. Il caso è chiuso anche perché al centro c’era un movente plausibile. Da un lato si esaltano ancora le virtù amatorie di Clinton, dall’altro c’è chi, invece, commisera Hillary, rimasta incorreggibilmente fedele, attribuendole anche una coerenza politica che non ha a che fare con la correttezza sessuale. L’importante è che la coalizione della grande potenza finanziaria la preferisca all’estemporaneo e imprevedibile Trump, il quale sarà straricco al punto di avere vasti domini ma sembra non avere esperienza per gli affari politici. I governanti europei in questo garbuglio esercitano un ruolo importante; non si tratta di schierarsi moralmente ma di difendere uno status quo.
Maurizio Liverani