GLAUCO MAURI, IL TEATRO E LA VITA
GLAUCO MAURI – Pesaro 1 ottobre 1930 – Roma 28 settembre 2024
Nella tarda serata di sabato 28 settembre ha lasciato la vita e il Teatro Glauco Mauri.
Il suo un amore incondizionato e totale per il teatro: “…amo l’arte per la vita e non mi interessa molto l’arte per l’arte, la cosa bella è stata che il teatro e la vita si sono incontrati, son diventati una cosa sola, io non ho portato il teatro nella mia vita, ho portato la mia vita nel teatro”.
Ancora in scena lo scorso venerdì 20 settembre a Pesaro, la città dove era nato 94 anni fa e dove aveva debuttato a 15 anni da protagonista con una Compagnia amatoriale, con il suo ultimo lavoro De Profundis di Oscar Wilde. Spettacolo da lui dedicato a Roberto Sturno, che ci aveva lasciati appena un anno fa il 22 settembre 2023.
Ne dà l’annuncio la Compagnia Mauri Sturno. Si può rendere un saluto al grande attore, che nei settanta anni della sua carriera ha segnato la storia del teatro italiano, si terrà domani (lunedì 30 settembre) al Teatro Argentina dalle ore 11 alle ore 15.
Nato a Pesaro nel 1930, ebbe il primo ruolo da protagonista a quindici anni in una compagnia amatoriale della sua città. Diplomato all’Accademia Silvio d’Amico il debutto ufficiale da professionista nel 1953, diretto da Orazio Costa nel Macheth di Shakespeare.
Fra i grandi interpreti del teatro italiano, da quella data ad oggi ha dato vita a decine di personaggi senza mai mancare una sola stagione teatrale. Nel 1953, diretto da André Barsacq, il primo grande successo personale nel ruolo di Smerdjàkov ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij, del cast fanno parte Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio ed Enrico Maria Salerno. Nel 1957 è con Renzo Ricci in Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill. Lavora per alcuni anni con la compagnia Proclemer-Albertazzi.
Fra gli autori più amati Shakespeare, Dostoevskij, Beckett, è il primo Krapp italiano de L’ultimo nastro di Krapp e il primo a portare in Italia Atto senza parole.
Nel 1961 fonda con Franco Enriquez, Valeria Moriconi, Emanuele Luzzati (a loro si aggiunge in seguito Mario Scaccia) la Compagnia dei Quattro, gruppo artistico che ha rappresentato una forza innovativa e significativa nel panorama teatrale italiano. E’ Bèrenger nella prima rappresentazione italiana del Rinoceronte di Eugène Jonesco, e con il gruppo porta in scena nei più grandi teatri italiani Shakespeare, Beckett, Pasolini, Marlowe-Brecht, Del Buono, Codignola, Garcia Lorca; famosa la loro edizione de la Bisbetica domata di Shakespeare in scena in Italia e in varie città europee.
Dopo lo scioglimento della Compagnia dei Quattro, lavora soprattutto per gli Stabili di Torino, Genova, Bologna, e collabora con i maggiori registi italiani, fra gli altri: Luigi Squarzina, Giorgio Strehler, Mario Missiroli, Aldo Trionfo, e Luca Ronconi che nel 1972 lo dirige nell’Orestea di Eschilo al Bitef di Belgrado, alla Sorbona di Parigi e alla Biennale di Venezia.
Dal suo debutto da professionista, nel 1953, ha sempre partecipato a tutte le stagioni teatrali recitando più volte in spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa, al Teatro Romano di Verona, e poi ai Festival di Spoleto, di Benevento e di Asti. Nel 1997 è stato Direttore Artistico per la 51ª stagione di spettacoli classici del Festival d’Autunno del Teatro Olimpico di Vicenza. Ha interpretato 24 personaggi shakespeariani, fra gli altri: Shylock, Prospero, Petruccio, Macbeth, Re Lear, Riccardo II, Riccardo III, Tito Andronico, Bottom.
Nel cinema ha lavorato con Dario Argento, Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Liliana Cavani. In televisione è stato fra i protagonisti della stagione d’oro dei grandi “sceneggiati” trasmessi dalla RAI, fra le molte partecipazioni da ricordare un grande successo personale ne I demoni di Dostoevskij, I Buddenbrook di Thomas Mann e Coralba; numerose anche le sue partecipazioni a produzioni radiofoniche.
Nel 1981 fonda con Roberto Sturno la Compagnia Mauri Sturno, che in oltre quarant’anni anni di attività, (è stata fino a settembre del 2023, con la prematura scomparsa di Roberto Sturno, la più longeva compagnia privata italiana) porta sulle scene alcuni degli spettacoli di maggior successo del teatro italiano. Fra le tante messinscene: Re Lear e La Tempesta di Shakespeare, Edipo Re – Edipo a Colono di Sofocle, Faust di Goethe, Delitto e castigo e L’idiota di Dostoevskij, Tutto per bene di Pirandello, Il Bugiardo di Goldoni, Don Giovanni di Molière, Il rinoceronte di Ionesco, in questa edizione è Jean con Roberto Sturno nel ruolo di Bèrenger, Philoktet di Heiner Müller, Una vita nel Teatro di David Mamet. Ha scritto, interpretato e diretto I quaderni di conversazione di Ludwig van Beethoven. Nelle ultime stagioni teatrali, con Roberto Sturno co-protagonista, ha diretto e interpretato: Variazioni enigmatiche e il Vangelo secondo Pilato di Eric-Emmanuel Schmitt, L’inganno (Sleuth) di Antony Shaffer, Quello che prende gli schiaffi di Leonid N. Andreev, e una raccolta di atti unici di Beckett nello spettacolo Da Krapp a Senza parole.
Mette in scena, oltre che esserne protagonista assieme a Roberto Sturno, Una pura formalità, suo adattamento dal film di Giuseppe Tornatore. Nella stagione 2016/2017 riaffronta il mito immortale di Edipo dividendo la regia dei due capolavori di Sofocle, Edipo Re e Edipo a Colono, con Andrea Baracco. Due registi, due generazioni a confronto, esempio di collaborazione e di continuità indispensabili per il futuro del teatro. Nella stagione successiva è protagonista con Roberto Sturno di Finale di partita di Samuel Beckett, con la regia di Andrea Baracco, e di En attendant Beckett, un percorso multimediale di atti unici, brani dalle opere, radiodrammi e poesie del grande autore, ideato da Mauri con Roberto Sturno e la collaborazione di Andrea Baracco.
Nel 2019 diretto da Matteo Tarasco è il Padre ne I Fratelli Karamazov di Dostoevskij, giovanissimo, nel 1953, si era imposto all’attenzione del pubblico e della critica nel ruolo di Smerdjàkov
Nel gennaio del 2020 con la regia di Andrea Baracco affronta per la terza volta Re Lear, il più amato dei tanti personaggi shakespeariani interpretati nella sua lunga carriera.
Glauco Mauri è “Grande Ufficiale”, Ordine al Merito della Repubblica Italiana, onorificenza conferitagli dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro, e Cittadino onorario della sua città natale Pesaro. Nel 2022 è impegnato nella ripresa di Variazioni Enigmatiche e del recital Il canto dell’usignolo. Per la prima volta (gennaio 2023) affronta il teatro di Thomas Bernhard protagonista in Minetti, ritratto di un artista da vecchio, con la regia di Andrea Baracco. il suo ultimo spettacolo: De profundis di Oscar Wilde, andato in scena il 20 settembre per una sola sera a Pesaro, sua città natale.
Glauco Mauri è “Grande Ufficiale”, Ordine al Merito della Repubblica Italiana, onorificenza conferitagli dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro, e Cittadino onorario della sua città natale Pesaro. Numerosi i riconoscimenti per la sua attività artistica, fra gli ultimi il Premio del Presidente de “Le Maschere del Teatro Italiano”, l’Eschilo d’Oro 2022, e il Premio Ivo Chiesa per la sezione “Maestri una vita per il teatro” (2023).
E’ membro del Comitato d’indirizzo di Centro Sapienza CREA – Nuovo teatro Ateneo dell’Università La Sapienza di Roma.