GLI AFFABILI TERRORISTI

di Maurizio Liverani

A ingrassare la missione profetico-riformista di questa democrazia noiosa, ma che a volte può diventare un caso umoristico, si è inserito, sino ad assumere proporzioni gigantesche, il “sovranismo”. Riandando indietro nella storia, consultando enciclopedie, si attribuisce a questo termine un significato terrificante. Il sospetto che siamo alla vigilia di una nuova stagione di guerriglia urbana e che dovrebbe metterci in guardia è nell’”occhio” di Romano Prodi. Gli esperti fanno intendere che nel Paese c’è chi prepara nuovi scontri come un tempo e, cautamente, stia preparando una tempesta politica. Una di quelle che conosciamo e che ha sconvolto la nazione, prodotto martiri, morti, poi regolarmente ricordati come combattenti indomiti per la causa della libertà. Il sovranismo è, insomma, un personaggio che sa accendersi e combattere per una causa. Giusta o no, forse non lo sapremo mai. In breve, il Paese, allenato sin dal dopoguerra agli scontri, ne ospiterà di chiassosi ponendo fine soltanto quando l’approdo sognato e prodotto dalla violenza armata non sarà realizzato il “mondo ideale”. Certi personaggi che fino a qualche tempo fa avevano la faccia distesa e colloquiavano amabilmente hanno improvvisamene inalberato il ghigno allarmane di chi stia preparando qualcosa di grave. E’ come se al cinema tornasse di moda il western selvaggio, dove il western sarebbe l’Europa umanistica, rinascimentale e moritura; quella che viene glorificata periodicamente dai video culturali. Il sovranismo sarebbe alle porte. La vita politica riprenderebbe l’urto tra le varie fazioni senza sfumature intermedie. Nel grande schermo ha provocato l’esplosione di una cinematografia gloriosa che ora boccheggia per mancanza di talenti. Talenti che affinano le armi sono sempre in agguato. Naturalmente esageriamo un quadro che ha in testa chi ha vissuto la Resistenza e gli anni di piombo. La nostra immaginazione surriscaldata da tante esperienze riprovevoli fa fatica a vedere un avvenire luminoso come predicano i sovranisti. Gli eredi degli anni di piombo adottano una gherminella rinnegando il passato di terroristi; anche oggi dicono: “vent’anni fa non abbiamo sbagliato, ma oggi rinneghiamo la lotta armata. L’annata buona è quando siamo stati sconfitti”. Facce contrite, autocritiche a piene mani bastano a questi terroristi per assolversi. Leggendo una di queste sciocchezze, a un laico torna alla mente la definizione che Emil Cioran ha dato dell’anima: “prosopopea della materia” perché questi ex terroristi aspirano a stare costantemente alla ribalta. La loro falsità non è mai stata studiata a fondo. Speriamo di non rivolgere loro la domanda: “Vi siete accorti, allora, che i vostri atti avrebbero potuto produrre leggi di emergenza, inasprito crudeltà, inscenato nuove forme d’odio?”. Alcuni di questi contriti hanno portato l’odio nel video, diventando opinionisti televisivi e della carta stampata. Tanto ormai la voce delle loro vittime non può essere più ascoltata. Forse facciamo dell’allarmismo, ma è dovere degli organi d’informazione spiegare questo fenomeno del sovranismo come una dottrina politica che sostiene la preservazione e la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato.

Maurizio Liverani