GLI APPARTATI

di MAURIZIO LIVERANI

Anche il comunista di prestigio va assumendo quell’aria da “milite ignoto” convinto che i suoi apporti possano irradiare un senso di superiorità. Si presenta sempre come custode dei supremi valori dell’intelligenza. Con lui, soltanto con lui, quel che resta del comunismo può produrre un ceto egemonico. Stando alle tante effusioni di odio, molti compagni illustri si sono appartati ponendosi nel gruppo di quelli che vengono definiti gli “assopiti di sinistra”, cioè coloro che hanno soddisfatto la vanità e l’ambizione, ma che sfuggono alla routine dei partito. Si riforniscono di storielle, si concedono al pettegolezzo, alla “crapula delicata” della voluttuosa maldicenza. E’ gente che si è accorta, ormai, che il mondo degli umani è affidato al caso. Il caso vuole che i comunisti liberal, come Giuseppe Caldarola, siano i più dotati per condurre la politica di una sinistra riformista. Con lucidità, Caldarola, a lungo direttore dell’”Unità”, tempo fa scrisse al “Corriere della Sera” una lunga lettera nella quale, tra l’altro, diceva: “Il clima a sinistra è diventato pesante per responsabilità di personaggi che dicono cose di sinistra, ma non hanno mai fatto cose di sinistra e per la sinistra e i lavoratori”. In quegli anni, l’opinione della sinistra, grazie alle azioni “sciagurate” di facinorosi, riconobbe in Piero Fassino il vero leader dell’Ulivo. Il lanternuto leader è sempre stato additato come il pilone d’ormeggio del centro sinistra. Tutti gli altri somigliano a quelle cose inanimate di cui parla Theodore Rousseau: “Fanno pensare ma non pensano”. Per ora se ne discorre come di un valoroso burocrate, alzando un po’ le spalle.

MAURIZIO LIVERANI