GLI ONOREVOLI TROMBETTA

di Maurizio Liverani

Le maggiori possibilità di guadagno ormai le offrono i partiti. Più il Paese è scalcinato, più pattuglie di incapaci intraprendono la carriera politica. La sola, ottenibile attraverso l’intrigo, le raccomandazioni, le spintarelle ecclesiastiche, che possa tradursi in una vita al riparo di problemi economici; soprattutto nella nostra pseudo democrazia in cui è facile sposare l’ideologia dominante: il trasformismo. L’assemblea in cui si decide, riflettendo alla rinfusa su problemi vitali, è affidata a gente che conosce solo il nome, ma non la sostanza delle grane da risolvere. Siamo al punto che la mancanza di teatranti, soprattutto comici, potrebbe essere risolta formando compagnie di onorevoli, entrati nell’aula “sorda e grigia” come la battezzò Mussolini. “Permette, sono l’onorevole Trombetta”. E’ la presentazione che un onorevole, nel film di Steno, fa di se stesso a Totò. Il principe De Curtis, esilarato, fa gran festa: “Ah, Trombetta, sono grande amico dell’onorevole Trombone”. L’altro, risentito, replica: “Ma io sono Trombetta, non Trombone!”. Gesticolando e mostrando di non dare alcuna importanza a questa differenza, Totò replica: “Ma sì, è la stessa cosa”. Questa scenetta, ripetuta frequentemente, segna il vertice della comicità a spese della politica. Alla commedia dell’arte, alla commedia napoletana potrebbero attingere molti onorevoli che, con il loro repertorio “farsesco”, quando appaiano in televisione, suscitano ondate di risate e sberleffi. Ci pensino i teatri che piangono la carenza di nuovi attori. Il mondo politico è una sorta di campo di concentramento di gente nata per far ridere. Il probabile neo candidato a capo del governo è stato per mesi segnalato come un incompetente, un non laureato… insomma, una mediocrità. Chi lo ha messo in questa luce, a distanza di pochi giorni, lo segnala ai colleghi come la migliore guida del governo. Quasi tutti, anche nell’aspetto, esprimono un’inclinazione per la teatralità comica. Chi segue, attraverso i giornali e la televisione, i commenti e i dibattiti, se è predisposto allo humour, può aspirare a essere una spalla di Totò. Chi è portato a pensieri più cupi vede sempre più nero e pensa ad andarsene. I liberali si sono eclissati; il migliore del Pd si è dimesso. Persino il Papa è stato apostrofato duramente dal suo predecessore per aver preso posizioni non in linea con il pensiero cristiano. Non è improbabile che Papa Francesco assolva alla promessa fatta tempo fa ai credenti: quella di durare poco. Soltanto gli ansiosi possono vedere in questo carnevale motivi di apprensione. Ma i momenti più esilaranti – drammatici per tanti altri – devono ancora avvenire. Montecitorio va popolandosi di personaggi incompetenti, come li ha definiti Silvio Berlusconi, per risanare il Paese che sembra al centro di una congiura astrale. Per fortuna, la nostra non è una vera democrazia e “obbedisce” ai dittatori d’affari.

Maurizio Liverani