GOVERNO IN BILICO

di MAURIZIO LIVERANI 

“La politica è effetto di scena”; è una proposizione di Karl Kraus. Giuseppe Conte sembra averla adottata. Sempre più ricorre a “un assolo” aggiungendo un tassello alla sua figura. “Illuminandosi d’immenso” retrocede a un rango inferiore Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L’azione di questo governo è, sì, incolore, ma sembra tutta impegnata in un solo obiettivo, quello di ingigantire il tenue prestigio del primo ministro. Conte è, tra i tre conduttori della baracca governativa, l’uomo da video con il fine di apparire come il vessillifero del nuovo tempo gialloverde. Gli spazi televisivi dedicati alla politica avranno un carattere sempre meno litigioso. Conte non ha compromessi con il passato; non è un praticone politico che dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Sul palco del potere appare come l’uomo nuovo che fa rinascere dal letargo lo spirito dell’avvenire. Il piano che lo vuole premier parte dalla premessa che ormai le ideologie se ne sono andate. L’esigenza di un uomo solo al comando dovrebbe fare di Conte, gradualmente, il premier utile a tutto il Paese. Su questa asserzione si basano le ostilità che sembrano dargli un vigore inaspettato. Con la sua azione felpata arpionerebbe, si insinua, gran parte dell’elettorato. La liquidazione (se ci sarà) dei suoi due vice dovrebbe apparire come una sorta di pulizia etnica. L’operazione, però, è così mal condotta che già cominciano ad affiorare gli attriti. Potrà mai il leader della Lega, titolare del maggior numero di votanti, accettare questa correzione di potere? Tutto rischierebbe di precipitare nel caos se l’elettorato di Salvini prendesse atto che è in corso una sorta di “diminutio”. A questo punto la politica prenderebbe un aspetto bellicoso perché sia Salvini che Di Maio non accetteranno mai di essere degli outsider. Mentre Conte otterrebbe un accelerato sostegno dalla parte avversa. E’ un fenomeno che si ripete in attesa delle prossime elezioni. Chi spera che tutto si appianerà, conservando al potere la triade, si illude.

MAURIZIO LIVERANI