GOVERNO TRAVICELLO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

GOVERNO TRAVICELLO

“Illustre – scrive Dante – si dice di persona che illumina e illuminata rifulge”. Nessuno, tra i governanti del momento, ha i caratteri di un corpo luminoso; per questo nel Movimento sono così irritati e irrequieti. E’ qui la dannazione della nostra Italia: doversi accontentare di quel che passa il convento. Parte degli italiani sperava che con i cinque stelle sarebbe nata una nuova stagione; quella che ignora il rapporto del Censis che ci ha dato la conferma di un italiano senza più il gusto delle aspettative. La società, dal dopoguerra in poi, è andata assumendo, quale norma fondamentale di vita, l’egoismo cioè il puro soddisfacimento dei propri interessi e delle proprie passioni materiali. Il futuro radioso promesso dalle ideologie e dalla religione è stato sempre rimandato sino a essere, con la pandemia, abolito. L’italiano si rifugia nel mito del buon vivere da cui è esclusa la nascita di una nuova classe dirigente. E’ un paese, il nostro, che non ama la classe dirigente ormai da troppi anni. Soprattutto la politica vive nello stato archeologico con contrapposizioni sterili e infruttuose. Quando i partiti vengono liberati dalla loro idea, dal loro concetto, dalla loro essenza entrano in uno stato inerte o di autoriproduzione all’infinito. Sembra che Giuseppe Conte sia stato scelto a guidare il governo proprio perché dotato di quelle qualità che indurrebbero all’entusiasmo e all’ottimismo; un respiro nuovo. Se per respiro nuovo si intende l’ultimo, è ben trovato. La scelta del premier è stata una mossa tattica per imbrogliare le carte e dare fumo negli occhi. Da oppio degli intellettuali, avrebbe dovuto diventare l’oppio di un intero Paese. Con l’arrivo della pandemia in Conte è nato il diabolico disegno di tenere la politica lontana da impensati cataclismi, approfittando della considerazione in cui era tenuto essendo un non addetto ai lavori. Il suo governo, in questa fase, avrebbe dovuto farci sentire sicuri mentalmente e materialmente. Oggi, la consegna dei vecchi lupi della politica è di mandarlo in frantumi.
 
 MAURIZIO LIVERANI