Il gran polverone è stato ormai sollevato. Acutamente, Paolo Pavolini, nell’”Espresso” di cui è stato collaboratore negli anni ’70, dopo essere stato un pilastro del “Mondo” di Mario Pannunzio, scriveva: “… giornalisti liberi, giornalisti impegnati non esistono quasi più” e il seguito sembra diretto proprio a quelli che vogliono far credere di essere gli archimandriti degli impegnati. Scriveva Giorgio Bocca nel 1971: “Un sodalizio di accorti funzionari ha riempito quasi tutto lo spazio disponibile a funzionari di partito, di Enti e baronie economiche collegati tra loro in un rapporto semi-invisibile ma solidale e integratissimo, dove il gioco dei favori e delle complicità reciproche annienta i contrasti di idee in una paludosa concordia di convergenze opulente”. In mezzo a questo mare di immoralità, il partito democratico pensava all’avanzamento del cattocomunismo, sperando che si potesse compiere attraverso la crisi e l’aumento della disoccupazione; in altre parole, con il dissesto della democrazia italiana. Per praticare questo sabotaggio della democrazia è ricorso, inizialmente, alla crescente egemonia delle bande armate. Oggi c’è qualcuno che ha interesse a ridestare una temperie arroventata. La viltà di questi signori è nota da tempo e coinvolge nella rovina del Paese i cinquestelle e la Lega. Spira un’aria di guerra civile in armonia con il clima di grande guerra che Trump è riuscito a creare con la “collaborazione” dell’avversario iraniano. Forse non ci sarà ricorso alle armi, ma sul mondo incombe questa paura.
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Chi si illude che le magagne di tutta la nostra classe dirigente siano esaurite prende atto che la decomposizione della nazione Italia difficilmente farà risorgere quelle speranze che anni di malcostume hanno ormai spento.
Chi dirige questo Paese usa tutti i mezzi per rimuovere questa commiserazione con inviti alla partecipazione.
La politica politicante è indifendibile con uomini come quelli che ci governano. La marionetta ha preso il sopravvento.
Parole destra e sinistra hanno ormai gettato la maschera; hanno un valore marginale per far credere che la politica sia una professione rispettabile.
Va ricordato che il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, nel 1909, fu condannato per lo scandalo della Banca Romana ma non scontò un anno di pena. Dunque, la disaffezione degli italiani per gli uomini politicamente impegnati non è una forma di qualunquismo ma di contrarietà morale.
AFORISMI E COMMENTI TRATTI DALLE OPERE LETTERARIE DI MAURIZIO LIVERANI E DAI SUOI RECENTI ARTICOLI