HA DISMESSO LA TUTA, SARA’ SINDACO?

di Maurizio Liverani

La mite pazzia di Guido Bertolaso è di ritenersi, in pectore, un grande sindaco. Per superare le “resistenze” interiori e vincere le perplessità del leader di FI, ha scelto un abbigliamento – giacca e cravatta – abbandonando la tuta da operaio. Con questa nuova divisa da politico di “rango” crede di tenere in allarme i concorrenti. In FI non ci sono più solide posizioni; nel partito serpeggia un che di burrascoso e provvisorio. A Bertolaso mancava soltanto un abito da borghese per sentirsi degno del ruolo che lo aspetta. E’ l’abito che fa il monaco. Con le sue capacità manifestatesi soprattutto dopo il sisma dell’Abruzzo considera tutti gli altri gentuccia. Il terremoto lo ha reso un “notabile” e ormai un’autorità che può entrare nel “salotto buono” della politica italiana. Non gli si può dare certo torto; ha tutte le “atouts” per vincere la gara. E’ quanto temono i piddini che per Roma hanno acciuffato un simpatico “vitellone”, Roberto Giachetti, con sempre stampato sul volto un sorriso sornione; esattamente il contrario del sepolcrale e saturnino Stefano Fassina. Il quadro astrologico della disgraziata situazione in cui è caduta Roma ha per il momento un solo responsabile: Ignazio Marino. Con una casta effusione di riconoscenza il Pd lo ha giubilato e non potendolo strangolare lo destineranno ad un alto incarico. Per rendere solenne il suo commiato, Marino ha sfrombolato alcuni paroloni che sgorgano facilmente dalle bocche degli eminenti. Ma la figura di sicario di un’anonima omicidi l’ha fatta quando ha sgranato tutto il rosario dei problemi che intendeva risolvere nella Capitale. Nulla ha potuto contro il veto di papa Francesco che, con una punta di esagerazione, ha fatto capire che per il Giubileo non lo voleva tra i piedi. Di questo ex sindaco è stato il primo a volersi sbarazzare, costi quel che costi. E’ certo che Ignazio Marino se non sarà compensato si metterà come pietra d’inciampo del compromesso storico; ha perduto gli ultimi ormeggi che lo legano al partito. Come spiega Antonio Gramsci il comunismo amalgamandosi con il cattolicesimo trionfa mentre il cattolicesimo fondendosi con il comunismo si suicida proprio perché vivifica il comunismo. Perché questa operazione riesca, però, i compagni non debbono sbandierare il loro ateismo. A questa norma non si è attenuto Marino che in Campidoglio era ormai chiamato “sindaco-grana”. Chi bussa con autorevolezza alle porte della speranza di diventare sindaco è, in questo momento, Alfio Marchini. Il suo silenzio congela qualcosa di inquietante.

Maurizio Liverani