FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
I MIGLIORI ANNI…
“Servirsi di una menzogna culturale – replicava Vittorini a Togliatti il quale pretendeva dagli scrittori un maggior impegno – equivale a servirsi di un atto di forza e si traduce in oscurantismo”. Oggi, la letteratura ideologica, il teatro ideologico, il cinema impegnato, didascalico sono effettivamente in crisi. Ma che cos’è non in crisi in Italia? Brecht sa di vecchio, i suoi stilemi di ingenuo, le sue accuse di ristretto. Soltanto nelle mani di Giorgio Strehler sembrava vivo. Ora è tramortito. La sopravvivenza di un movimento artistico-letterario-ideologico è un’acquisizione ferma al binomio Brecht-Strehler. Al di là di questo “duo” il teatro epico si è immiserito. Il grande Strehler possedeva la chiave esegetica e registica di questo teatro brechtiano; per altri del tutto inaccessibile.
La televisione privilegia la canzonetta che gode di una scoppiettante salute grazie proprio al video. Una salute nociva alla lettura e all’attenzione delle altre arti. Si tende a privilegiare anche le risorse di defunti showman e di cantanti che ci riportano al tempo in cui la televisione appena apparsa. Le trasmissioni dedicate ai tempi andati non sono affatto soffuse di malinconia né di altri turbamenti. Il cantante si accorda più facilmente con una società chiusa alla diffusione delle idee. Una serie-ricordo si rifà al titolo di un bellissimo film di William Wyler del ’46: “I migliori anni della nostra vita”. E’ così anemica la fantasia dei nostri autori che, riutilizzando il titolo, hanno creduto di attualizzarlo duplicando, nelle repliche, l’elogiativo “i migliori”. Con questo supplemento (i migliori dei migliori) si possono riproporre all’infinito soltanto canzonette.
La “direttiva” di Togliatti negava che ci potesse essere un’arte sottratta all’ispirazione. L’intellettuale non dovrebbe progettare riforme letterarie bensì esercitare la critica sull’opera esistente, rispettando la creatività e la libertà dei espressione dell’autore. Veniva affermata – si era nel ’48 – l’autonomia della letteratura. Il gruppo degli intellettuali ex fascisti, divenuti ferventi zdanoviani, con decisione replicarono riaffermando la supremazia dell’ideologia della politica sull’estetica per impedire la “riorganizzazione in senso reazionario della cultura italiana”.
MAURIZIO LIVERANI