di Maurizio Liverani
Idolatri delle sconfitte, del bel naufragare, i politici vivono questo periodo di inerzia continuando a schermagliare come se nulla fosse avvenuto. Gli italiani, finalmente, hanno la conferma di aver affidato la loro sorte a gente di poco valore. I politici ricordano sempre più le marionette di quei teatrini dove si muovono sorrette da un filo e ricevendo la voce dal burattinaio. Il video continua ad allarmare gli spettatori con gli stessi argomenti che propina da anni. L’essenziale è che l’ingranaggio del potere funzioni allo stesso modo, con la stessa astuzia, usando gli stessi stratagemmi per indurre a credere che siamo sempre in questa infiacchita, indolenzita, malmessa democrazia. E’ stata commemorata la strage della stazione di Bologna; una strage che alcuni attribuiscono al cosiddetto “lodo Moro”, mentre i partiti della sinistra continuano a dare la responsabilità ai fascisti. Questo è un argomento su cui bisognerebbe soffermarsi. Chi è al corrente del funzionamento dei terrorismi in Italia sa bene che, nell’anno in cui avvenne la strage, ai palestinesi era consentito di attraversare il Paese senza controlli. Una valigia contenente esplosivo, lasciata nella sala d’aspetto della stazione, esplose, forse incidentalmente, provocando il finimondo. Ufficialmente la responsabilità fu fatta ricadere sui fascisti. Due giovani scontarono qualche anno di carcere pur dichiarandosi incolpevoli. Si decise di affidare il tutto a una commissione d’inchiesta, passarono gli anni e non si veniva a capo di nulla. Quest’anno è stato riaffermato che non esiste alcun indizio sicuro. La pista palestinese non è mai stata presa in considerazione. Ormai l’opinione pubblica è convinta che non si arriverà mai a nessun chiarimento, come per altri tragici casi. Dietro tante dispute, tante metafore belliche si nasconde la verità che nessuno vuole venga alla luce. I teorici del terrorismo siedono nei centri dove si dovrebbe formare l’opinione pubblica. Questi fatti hanno favorito per un certo tempo il partito scaturito dal comunismo. Chi lo ha presieduto rientra nel quadro di un velleitarismo astratto e parolaio. L’ipocrisia tattica delle altre formazioni ha favorito la nascita, dapprima, di pattuglie sparute di oppositori finché ci si è imbattuti nel problema dei migranti. La libidine rivoluzionaria ha preso altre strade: in lotta continua contro gli invasori di colore. Esistono altri conflitti di interesse: c’è chi è disposto a barattare il silenzio su tanti fatti e fattacci della nostra politica pur di ottenere più spazio nel potere politico. I responsabili di questa situazione si annidano in tutti i partiti che ci hanno sino ad oggi governato; ammettono di essere stati ciechi nel passato e pretendono di essere lucidi e creduti nel presente. Il conflitto di interesse consiste nel tenersi il potere mettendo sotto tiro i nuovi arrivati. Le ultime più recenti mosse puntano a conservare lo status quo coinvolgendovi i rappresentanti più significativi della massa dei nuovi eletti. E’ la regola del bastone e della carota. Si aprono le porte del parlamento a Di Maio e Salvini, ma tenersi il vero potere (noto come dittatura d’affari) allargando l’area dello status quo. Tra non molto ci saranno espressioni d’amicizia; nessuno dovrà avvilirsi nella parte di intrigante. Sembrerà incredibile, ma l’Italia ha sempre avuto un governo di stampo “guareschiano”. I padroni del vapore hanno lo spirito del Don Camillo e l’onorevole Peppone. La solita macedonia che indigna gli italiani, ma non li induce a pretendere uno stop.
Maurizio Liverani