I SENTIERI DEL NICHILISMO

di MAURIZIO LIVERANI 

“Non si può non essere nichilisti”. François Mitterand contestava garbatamente la soluzione cattolica offertagli dal pontefice in nome di una dignità che rifiuta i messianismi trascendenti. C’è anche chi nega la fine; cioè, l’umanità è condannata alla durata nella sua piatta ripetitività. Afferma Jean Baudrillard (nella foto) ne “L’illusione della fine e lo sciopero degli eventi”: “L’impressione che non avvenga più nulla di reale è l’effetto di una inflazione di avvenimenti, diffusi in tempo reale dai nostri mezzi ipertrofici. Ci eravamo avvicinati a questa eventualità con l’era atomica. Ahimè! L’equilibrio del terrore ha sospeso, poi rimandato definitivamente (?) l’evento finale. E ora che la dissuasione è finita occorre abituarsi all’idea che non c’è più fine e che non ci sarà più fine; la storia stessa è divenuta interminabile. La cosa peggiore è, appunto, che non ci sarà fine di nulla e che tutto continuerà a dispiegarsi in modo lento, noioso, ripetitivo nell’isteresia di tutto ciò che come le unghie e i capelli continuano a spuntare dopo la morte”. L’umanità, spiega Baudrillard, non si vuol convincere che vive ormai, dopo l’ultima guerra mondiale, in uno stato archeologico, in un raccattatoio di fatti frutto di “clonazione”. “Le cose, i segni, le azioni sono ormai liberati dalla loro idea, dal loro concetto, dalla loro essenza, dal loro riferimento, dalla loro origine e dalla loro fine. E’ questo il momento in cui la riproduzione si ripete all’infinito; le cose continuano a funzionare mentre l’idea che le accompagnava è da tempo scomparsa”. In sintesi, Jean Baudrillard ci annuncia che siamo in pieno nichilismo e che la storia continua inesorabilmente senza fine e senza alcuno scopo, tra la contrarietà dei santoni che continueranno a fornirci la solita zuppa fatta di principi riguardanti la storia dei popoli. Dopo di che, o si continuerà così in eterno o avverrà quello che lo storico Fukuyama ha scritto ne “La fine della storia”. Ipotesi accettabile, ma è assai più probabile che abbia ragione il proverbio cinese che dice: “Chi cavalca la tigre non può scendere”. Queste sono le conclusioni provenienti da est a ovest sul destino del mondo. E’ una formula sperimentatissima di studiosi cui piace essere avvolti dall’irriverenza, qualche volta esilarante che non disturba mai, anzi ingigantisce la prospettiva di un futuro interminabile.

MAURIZIO LIVERANI