I SOLITI VIRUS

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

I SOLITI VIRUS

Il film più attuale, quello che rispecchia lo stato d’animo della maggior parte degli italiani non va cercato nelle sale perché ci conviviamo ogni giorno; dovrebbe intitolarsi “Il nemico invisibile”. Il clima psicologico in cui questo virus ci costringe a vivere rispecchia l’Italia descritta da Mario Monicelli nei “I soliti ignoti”. Quella che ci accompagna quotidianamente è l’idea della sopravvivenza. “I soliti ignoti” sono il simbolo della vita nazionale, rappresentano il fallimento sommerso. Il virus, al pari del film, ha mandato all’aria la routine ideologica dei partiti, della stampa, dei concentrati di idiozie; ci insegna a guardarci dagli alti prelati, dai retori,. Monicelli aveva intuito che sotto la coltre di una dolce vita si nascondeva uno spirito ottuso e arcaico. Il momento in cui viviamo è la fotocopia del passato, secondo una noiosa tendenza alla ripetitività. Il virus rappresenta un’ideologia invisibile, un veleno errante  che ha distrutto lentamente ogni speranza, ogni attesa di una esistenza migliore e che ci porta, fatalmente, a considerare la vita un inconveniente, secondo la geniale intuizione dello scrittore Emil Cioran. L’umanità è sospinta indietro al limite del feudalesimo. Il nemico invisibile vive in un’atmosfera gravida di rovesci che hanno messo la loro radice già negli anni ’50, perfetta manifestazione dell’imperfezione e della coscienza del fallimento; sconfitta contemporanea delle false convinzioni, di tutte le forze che fanno leva su un mondo pervaso di insipienza camuffata da ideali scaduti da tempo. A sospingere le speranze indietro e a confermare la continuità del vecchio, annullando la volontà degli uomini, ci è voluta una colossale pandemia. La vita ci è scippata come ci è tolta ogni fiducia in un avvenire radioso. La sonnolenza virale si assomma alla cecità sociale.
 
MAURIZIO LIVERANI