di Maurizio Liverani
Intorno alla figura del nostro premier si va costituendo un’industria della presa in giro. Il capo del governo, Giuseppe Conte, qualsiasi sforzo faccia per rendersi simpatico agli italiani ricorda sempre il tipo “favorisca in questura”. Nelle corbellature che ci annuncia questo esecutivo si pone in prima fila il Pippo Baudo della politica Matteo Salvini. A Luigi Di Maio si attaglia bene l’etichetta del ragazzo della porta accanto; ha infilato il proprio corpo in una combinazione nervosa e muscolare e per quanti strepiti faccia somiglia sempre più a un manichino in vetrina. Il crollo del ponte di Genova ha messo in crisi tutta la prosopopea della Lega e tutta una visione statica della nostra politica. L’apparizione di Salvini accanto al premier ungherese Orban fa venire i sudori freddi. La vera perdente, in questo momento, è l’UE; per arrivare a queste conclusioni bisogna rileggere il “Che fare?” di Lenin. Salvini si presenta in ogni occasione come primo ministro, mentre il presidente della Repubblica dorme sul Colle il “sonno dei giusti”. Fino all’altro ieri si pensava che la Lega fosse un fascismo sui generis per il quale il M5s è un ingombro, un peso, una seccatura. Mentre Salvini si prepara, illudendosi, a diventare dittatore, il premier Conte, detto anche il “bello addormentato nel bosco”, si risveglia e dice: “il premier sono io, Conte di nome e di fatto”. Si è accorto tardi, da persona dabbene, che i compagni di governo preparavano la sua eliminazione, preludio anche a quella del presidente della Repubblica. Si sta attuando il disegno storico del fascismo tradizionale; per fortuna, chi ha votato Lega e M5s si sta, in gran parte, ricredendo. Questo strano interludio, contrassegnato da urti fragorosi, si va riempendo di argomenti da rissa polemica. Lenin ha insegnato ai suoi allievi a nascondere la verità pur di penetrare e compiere la funzione assegnata loro. L’infantilizzazione degli italiani su cui punta Salvini non è arrivata al punto da non capire quello che bolle in pentola. I teorici della guerra speciale stanno preparando un’azione che riporterà nel grembo della sinistra parte dei gialloverdi protempore. Va detto che gli eredi della falce e martello richiamano i luminari di questo tipo di strategia che consiste nell’ingigantire un pericolo in modo da creare una psicosi d’emergenza che renda indispensabile la “piazza”. In aiuto a questa reazione accorrono anche i padroni del vapore. A questo punto diventa lecito dar credito al premier Conte che si accinge a diventare Conte, ma della parte opposta.
Maurizio Liverani