IL “GUASTATORE”

di Maurizio Liverani 

Il nostro Stato è ormai ridotto all’osso. Non vi è, nei suoi piani, alcuna finalità; ha convertito tutte le sue energie nell’occupazione a vasto raggio dei centri di potere, cancellando le zone franche. Come se non bastasse è arrivato il “guastatore” che, con l’urgenza di infrangere il disegno del Grande Apparato di scompaginare i suoi programmi con una nuova desistenza, vi è entrato con il piglio dello sfasciacarrozze. I partiti, esaurita per incapacità la loro funzione, si faranno presto da parte dopo la sconfessione clamorosa della distinzione destra e sinistra. Il partito del “guastatore” si rende, per il momento, ideologicamente invisibile, studia il modo per darsi un alone di idealità. All’interno del Grande Apparato i partiti sono lividi; mediano su questa inattesa sconfitta. Contro di loro il “guastatore” ha soltanto il proposito di immiserire il Paese tagliando le pensioni e i vitalizi. Nessuno ha il coraggio, non avendo seguito, di proclamare una nuova desistenza. I partiti dovranno farsi da parte, ma hanno ancora il tempo di arraffare perché la giustizia ha affilato le sue armi contro il “guastatore”. Ciò non toglie che i partiti non sappiano come arginare questa “debacle”; anche prima del flop non seguivano alcuna idealità. Per averla, bisogna avere una moralità; e questa, per averla, bisogna aver operato bene e non male per tanti anni. I politici sono ideologicamente incapaci di aggregarsi; l’odio, che hanno nutrito all’interno della fazione cui appartengono, rende difficile il rinnovo di un coagulo, soprattutto nel centrosinistra per il momento è impossibile. Hanno gettato la maschera. Il Capitale e il libello di Lenin stazionano da anni sul loro comodino. Se li avessero letti non avrebbero svolto un ruolo così rovinoso per l’Italia. Troppe intelligenze sono mancate all’appuntamento con la ragionevolezza. La verità è che nulla è caro ai notabili della nostra politica come ignorare gli interessi del Paese; vedono la lotta politica alla stregua di una competizione di mafie o di “Competition is competition”, come cinicamente la definì Romano Prodi al quale il “guastatore” si ispira, con provvedimenti impopolari. E’ difficile trovare il senso di una morale sconosciuta; i partiti, se vogliono sopravvivere, dovranno adattarsi a fare i “figuranti” in attesa di provare percorsi ideati da un altro “guastatore”. Il Grande Apparato si illudeva di poter dirigere le mosse dagli impenetrabili rifugi dei “dittatori del denaro”. Questa impenetrabilità è la forma della nuova dittatore esercitata sin dal dopoguerra dal Palazzo; la coercizione degli iscritti per indurli ad obbedire. Per anni questi iscritti hanno ricevuto l’ordine di annegarsi nel conformismo e nel gregarismo. C’è chi è ancora smanioso di combattere la solita guerra destra contro sinistra; gente che tarda a comprendere la novità: cioè che la politica-politicante è pura zavorra. Si prepara il grande tranello per far cadere il “guastatore”. I partiti, per sopravvivere, vogliono provocare convulsioni che potrebbero portare a un’ondata di terrorismo. C’è già pronto qualcuno interessato a un certo clima “furente”. La nostra è una società in cui tutto è sabbia mobile.

 Maurizio Liverani