di Maurizio Liverani
“Poche cose al mondo sono tanto insopportabili quanto un buon esempio”, dice una famosa massima di Mark Twain. Paolo Gentiloni, premier fino all’avvento di Giuseppe Conte, ha fatto qualcosa che rarissimamente si fa: ha dato un buon esempio di correttezza, così come ha lasciato con discrezione la poltrona di capo del governo a un eminente appartenente al partito vincitore. L’ex premier aveva dato buona prova e piaceva agli italiani; considera le ideologie strumenti per conquistare posti, carpire tangenti e vitalizi. Ha dato, ripetiamo, un buon esempio. Si è comportato da “diverso” e ha sparso il panico nel grande apparato. Regola prima del grande apparato: sorvolare sui problemi vivi del momento. Rimandare, prendere tempo, lasciare che gli scandali decantino e se ne offuschi la memoria; soprattutto sorvolare sugli sprechi come per il Mose a Venezia. La storia d’Italia è un interminabile scialo di denaro pubblico. Soltanto le dimissioni possono bloccare i piani del grande apparato che non mira a cambiare vita, ma a sopravvivere. E’ stato, quello di Gentiloni, un saggio di utopia ridotta all’osso; può così vantarsi di essere “anoressico” al potere. Non c’è più alcuna finalità nei piani alti del nuovo governo, ma convergere tutte le proprie energie nell’occupazione a vasto raggio di ogni centro di potere, cancellando tutte le zone franche. Fiutato il vento favorevole, anche i “fregoli” del cinema italiano stanno facendo a gara per prendere la prima poltrona del Festival del Cinema. Chi non ha partecipato al sottogoverno e al gioco delle sovvenzioni si fa carico del generale spaesamento e il caso del Festival potrebbe prendere le dimensioni di una crisi di governo. Non è escluso che, finalmente, le coscienze, almeno per questo caso, si scuotano. La regola è questa: per uno che cade, tutti gli altri debbono essere salvati. Parafrasando il Gattopardo si potrebbe dire: “Bisogna che qualcuno paghi perché tutti gli altri continuino a fare quello che hanno sempre fatto”. Si apre la gara al vertice del Festival. A contendersela saranno, questa volta, le due formazioni vincenti politicamente, il M5s e la Lega. Non si esclude l’ipotesi che, grazie alla sua probità, l’attuale direttore della Mostra sia riconfermato. Gli irresistibili richiami della “lottizzazione” regoleranno le scelte.
Maurizio Liverani