VISTI DI PUNTA da Federico Bernardini

“Il metodo Léon Degrelle”

In occasione della scomparsa di Ettore Scola credo valga la pena di spendere due parole per deprecare un malvezzo nazionale, quello di fare a gara, ogni volta che muore un uomo illustre, a chi lo conoscesse meglio, a chi fosse con lui in maggiore intimità, con grande dovizia di aneddoti e di ricordi fotografici, anche se gli aneddoti sono di seconda mano e le foto rubate in occasione di qualche evento pubblico.

Un’abitudine, quella di promuovere la propria immagine sfruttando la memoria di chi non può più venire a dirci: “Ahò, ma che ***** te stai a inventà?”, che aborro, perché rivela una insopportabile cialtroneria.

In occasione delle dipartite, mi dà fastidio anche il “Ciao X, ciao, Y” come se si fosse appena finito di bere insieme birra e gazzosa e ci si dovesse incontrare di nuovo, il giorno dopo, nella stessa mescita.

Io definisco questa deprecabile abitudine “Il metodo Léon Degrelle”.

Durante i suoi comizi, Degrelle proclamava spesso di essere stato il pupillo di Hitler, che in realtà aveva visto di sfuggita solo un paio di volte in occasioni formali, il quale gli avrebbe detto addirittura: “Vorrei avere un figlio come lei!”.

Andava sul sicuro, il Führer era ormai morto e non avrebbe potuto smentirlo… e quegli esaltati dei suoi accoliti pendevano dalle sue labbra mendaci.

Federico Bernardini