In assenza di personalità di rilievo, quelle con il piglio autorevole, i partiti hanno concordato di affidare le loro fortune dando rilievo alle loro “facce toste”. Quando una democrazia è alle corde, le mezze tacche hanno finalmente la possibilità di presentarsi al proscenio del potere. Tra i candidati della sinistra Carlo Calenda, presentandosi più volte in qualità di leader, se ne era uscito con una vocina fioca affermando che lui conosce il sistema per aiutare i poveri. La sua demagogia promette benessere ai devoti della causa e miseria ai nemici. Con queste banali affermazioni non è ancora riuscito ad acquistare nulla di totemico. Tutto non fa che rendere amaramente consapevole che la sinistra non sia più in grado di proporre figure illustre. I contrasti insanabili che dividono i segmenti del partito debbono subito dissolversi al punto che il signor Calenda, con quell’aria da milite ignoto, si era convinto che il suo apporto poteva finalmente irradiare su questa formazione un senso di superiorità. Stando alle tante effusioni di odio molti compagni illustri si sono appartati ponendosi nel gruppo di quelli che vengono definiti gli assopiti di sinistra, cioè coloro che hanno soddisfatto le vanità e le ambizioni ma sfuggono alla routine di partito. Si riforniscono di storielle, si concedono al pettegolezzo, alla “crapula” della voluttuosa maldicenza. E’ gente che si è accorta ormai che il mondo degli umani politici è affidato al caso. Il caso vuole che i comunisti liberal come il rimpianto Caldarola siano i più dotati per condurre la politica di una sinistra riformista. Con lucidità, Giuseppe Caldarola, per anni direttore dell’”Unità” scrisse, tempo fa al “Corriere della Sera”, una lunga lettera nella quale, tra l’altro, diceva: “il clima a sinistra è diventato pesante per la responsabilità di personaggi che dicono cose di sinistra ma non hanno mai fatto cose di sinistra e per la sinistra e i lavoratori”. In quegli anni l’opinione della sinistra, grazie alle azioni sciagurate di facinorosi, riconobbe in Piero Fassino il vero leader dell’Ulivo. Il lanternuto leader è sempre stato additato come il pilone d’ormeggio del centrosinistra; tutti gli altri somigliano a quelle cose inanimate di cui parla Theodore Rousseau: “fanno pensare ma non pensano”.
MAURIZIO LIVERANI
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GLI AFORISMI DI OGGI:
L’errore di Silvio è quello di circondarsi di zuavi. Forniti di quella eterna matrice di machiavellini ai quali è inutile chiedere coerenza.
Luigi Di Maio è afflitto dall’aspro sentimento dell’arrivismo.
Soltanto nella testa di un calabrone di sinistra possono ricevere risalto crani dal “pensierino debole”.
Si accalcano legioni di nuovi talenti; vogliono essere sfamati dalla televisione e dall’editoria.
Tutte le mezze calzette vengono dalla nidiata berlingueriana.
BRANI TRATTI DAL LIBRO “AFORISMI SOSPETTI” DI MAURIZIO LIVERANI