di Maurizio Liverani
Matteo Salvini è contro l’Europa unita e per la rinascita della Padania. Adesso vogliono indurlo a unire la Lega alla cosiddetta Italia eroica del Risorgimento ed eleggere Guido Bertolaso a nuovo sindaco di Roma. I leghisti schifano entrambi i punti di vista; la loro stampa è stata per lungo tempo anti-Silvio con il quale hanno sempre avuto una divergenza di pensiero. Questa trovata di vederli uniti provoca una divergenza di opinioni e fa passare agli autori molti guai. Nascono incertezze nella destra che facilitano l’ironia sulle sue presunzioni, mentre il quadro della nazione, con questa gazzarra continua, può ridursi a zero. E’ triste e scoraggiante dover ripetere come la classe dirigente, nata con l’unità d’Italia, abbia capito poco sia della storia sia delle sue stesse esperienze. Le grida ideologiche per combattere il fascismo sono ormai spuntate da quando anche il fascismo si è rivelato para-comunista. I nostalgici sono guardati con diffidenza dai nuovi alleati che, tuttavia, implorano i loro voti: “dateci il voto ma lasciatevi disprezzare”. L’Italia ha una endemica incapacità a essere un paese unito. E’ importante, piuttosto, stabilire con quale ritmo si rafforzino le forze contrarie sia all’unità europea sia all’intera nazione. Con l’Europa unità la sinistra, alleata con i cattolici, deve rinunciare alla concezione marxista dell’agitatore. In pochi giorni il prestigio di Salvini si è afflosciato come uno pneumatico bucato. A forza di volere Bertolaso sindaco della Capitale c’è il pericolo di una crisi, con il ritorno all’Italia disunita. C’è ancora tempo per rinsavire, non soltanto in nome della democrazia ma soprattutto in nome dell’intelligenza. Su questa non ci facciamo illusioni. La causa dei mali è indicata in fatti secondari per distrarre la nostra attenzione all’essenziale.
Maurizio Liverani