FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
IL PERCORSO DEL MALUMORE
Fino a qualche tempo fa sembrava che tra l’eleganza e l’ideologia ci fosse una “fraternità di sangue”. Anche chi non era una superdonna, nel senso odioso della parola, si sentiva in dovere di difendere certi aspetti del femminismo militante; non rifiutava la mascolinità letteraria, i contenuti emotivi della sinistra più accesa, le effusioni melodrammatiche dell’istinto rivoluzionario. Persuasa che bisognava scrivere “di sinistra”, rispettava l’arte che veniva soltanto da quella parte. Il racconto non contava nulla di fronte all’appartenenza politica dell’autore. I mandriani di questo sinistrismo avevano spesso lo stesso atteggiamento che li aveva sorretti durante il “famigerato regime”. Per loro e altri gerarchetti fu riassunta una strofetta beffarda al tempo della spedizione in Abissinia: “Quando la pugna divenne pugnetta, tutti i gerarchi accorsero in fretta”. Perché meravigliarsi di questa predilezione delle stiliste per la cultura tendenzialmente di sinistra? Le loro affermazioni sono state prodotte da quella coltre di conformismo in aumento dopo la caduta del Muro. Del post e dell’ex comunista la stilista parlava sempre alla maniera di una intellettuale “cementata” nel comunismo. Tutti si incaricavano di almanaccare nuove teorie sconcertanti, chiusi nel loro “buen ritiro”, sbandierando di tanto in tanto la posizione partitica assai utile ai giornali i quali senza quei continui e collerici mutamenti sarebbero stati costretti a occuparsi di politicanti d’accatto sia di destra che di sinistra che si ispiravano a Elio Vittorini, per anni fascista prima di diventare comunista, o a Vasco Pratolini che aveva l’aggravante di essere stato agente della polizia segreta, l’Ovra del regime mussoliniano. L’attuale momento è definito “percorso crisistico”; l’importante è far sapere che si ha la coscienza inquieta. Si fa sempre più temibile che anche il “crisismo” stia passando di moda. Sotterranea è la convinzione che ci sia accanto alla crisi delle ideologie lo zampino del Corona virus. Il virus passerà, il malumore resterà.
MAURIZIO LIVERANI