di Maurizio Liverani
L’ automedonte dell’ “Italia dei valori” (oggi “disvalori”) viene richiamato alla ribalta ogni volta che c’è uno scandalo. Una parte politica gli riconosce particolari benemerenze per essere riuscito a colpire una fazione politica avversa. Ma guai a ricordarglielo. All’inizio dell’estate, Scandalusia si ridesta. Gli scandali però fanno sorridere; sono aridi, sterili perché non hanno mai prodotto vantaggi né alla vita pubblica né alla coscienza del cittadino. Se apriamo il Tommaseo (v. ritratto) il sostantivo maschile “scandalo” occupa, tra significati vari e semplificazioni, tre colonne. Il Tommaseo dice che uno scandalo può accadere o avvenire o seguire. Nel primo caso si presenta con i segni della gravità morale, nel secondo dà l’idea di non essere nato per colpa deliberata e nell’ultimo caso che è stato preparato con atti sapienti e molteplici. Il nostro campionario è intero perché abbiamo scandali che accadono, altri che avvengono, altri ancora che seguono e infine gli scandali aridi che non trovano castigo. Il regime attuale adopera tutte le forme di censura per farli tacere o minimizzarli. La censura permanente è quella sociale che esclude i non conformisti dalle carriere, dai posti televisivi, dal “successo”; poi c’è l’autocensura che gli italiani hanno introiettato in famiglia, nelle scuole, nelle chiese. Oggi se ne aggiunge un’altra: la censura ideologica. E’ una censura che non consiste nell’impedire la diffusione delle idee e delle opere ma nel dissuadere il pubblico a prenderne conoscenza. Se questa vera e propria profilassi censoria non funziona, chi scopre materia o motivo di scandalo si impone il silenzio, ottenendo il risultato di avere in pugno chi ne è il protagonista. Nell’accentuato sinistrismo molti personaggi politici trovano una scappatoia in attesa che le lungaggini delle inchieste e le interpretazioni della legge disperdano le loro colpe alla maniera di quei fiumi che, poco a poco, si interrano e più nessuno vede. Il colpevole, dietro lo scudo di un calcolato conformismo, non soltanto può ripetere quel che ha fatto ma gli può capitare di ritrovarsi nominato in un posto ancor più vantaggioso di quello che occupava. Parafrasando il Giusti, i tanti nomi noti coinvolti negli scandali potrebbero dire insieme a illustri compagni: “Che fate voi, mi rovinate il poi!”.
Maurizio Liverani