C’è come un destino che conduce la vita dei partiti all’estremo delle loro prove; esausti, cercano la salvezza con stratagemmi per illudere l’elettore e far credere che stiamo entrando in un’epoca nuova.
Anche Mussolini si è mosso con lo stile fulmineo di D’Annunzio al grido di “Su scuotetevi, pigri nell’eterna siesta!”. I rinnovatori sono qui da noi proprio per farci ridere.
L’utopia è un progetto non attuabile. L’albero della libertà non potrebbe crescere se non fosse bagnato dal sangue dei re. Era la fissazione di un filosofo chiamato l’Anacreonte della ghigliottina. Per sostenere la necessità della pena di morte ripeteva: “Non ci sono che i morti a non tornare”. Concetto che Stalin sposò immediatamente.
Un colpo di Stato messo sotto l’etichetta di “sinistra” dovrebbe essere ingoiato con più facilità. C’è oggi, in Italia, un politico capace di instaurare il regime del terrore?
Quando il partito liberale era guidato da Malagodi venne lanciato uno slogan: “L’uomo libero è liberale”; per narcotizzare l’effetto gli oppositori vi aggiunsero un’appendice sfottitoria: “L’uomo vegeto è vegetale”.
Quelli di sinistra temono che una volta usciti da questa sarabanda, fuori dalle collere politiche, si rischia di diventare delle nullità. E’ bene trincerarsi nelle sbruffonate e nelle snervanti ripetitività.
I volti dei democristiani e dei comunisti non esprimono alcuna seduzione intellettuale. E’ questa l’epoca delle mezze maniche.
Nel ’48, la Dc è riuscita a “incontrare” tanto. Ha azzeccato, innanzitutto, il momento di nascita. I suoi genitori sono stati la paura dell’ateismo e del marxismo, riassunto nello slogan: “La religione è l’oppio dei popoli”.
Oggi, la Chiesa non è più sicura di nulla. I suoi politici sembrano una combinazione di astuzia e fortuna.
La vita come agonia è il motto che accompagna i soffi avvilenti della stampa.
MAURIZIO LIVERANI
Commenti e aforismi tratti dalle opere di Maurizio Liverani e dai suoi recenti articoli