di MAURIZIO LIVERANI
Lo scritto di Benedetto XVI sulla “disubbidienza” nel cattolicesimo, venuta clamorosamente alla ribalta (prima sapeva ben occultarsi), ha messo in allarme le anime dei veri credenti. Siamo uomini di fede autentica o diamo una strizzatina d’occhio al peccato che è più attraente? Un primo fatto che sconcerta i fedeli è scoprire come Benedetto XVI abbia rinunciato al vertice non per ragioni di salute e di età ma per ragioni che concernono la fede nella sua essenza. Le sue dimissioni sembrava segnassero un momento storico nel cammino della Chiesa. Il lungo scritto di Benedetto preannuncia che il mondo cattolico si è imbattuto in sorprese e delusioni. Le esternazioni dei papi sono state, nei secoli, enunciazioni solenni per indurre le anime a colloquiare con Dio; alcune volte erano pompose diagnosi sul mondo che cambia. Lasciavano intendere che in Vaticano si stesse realizzando il miracolo di un rafforzarsi della fede. La verità si è rivelata un’altra. Papa Ratzinger è sempre stato critico con la Curia romana; le forze del male, a suo avviso, si sono impossessate subdolamente del mondo cattolico. Nelle alte sfere primeggiano cardinali abili e avidi. I lontani ammonimenti del cardinal Milingo avevano un fondamento rimasto inascoltato. Il prelato di colore si allontanò dalla Chiesa; a questa scelta “dolorosa” non fu dato il giusto credito. Gli esperti di cose vaticane, con il loro cervello aguzzo, cominciarono a individuare i “pavoncelli” avidi di salire in alto. Nessuno che volesse rinfoderare le ambizioni. Spendendo la moneta magica dei meriti vaticani, alcuni si sono appropriati di molti poteri riducendo al lumicino quello del pontefice. Nel dibattito si è inserito anche Magdi Cristiano Allam il quale, oltre a essere in sintonia con il papa Emerito, fa presente che non bisogna dimenticare il “relativismo del Concilio Vaticano II”.
MAURIZIO LIVERANI