IL RISOTTO? E’ UN’ARTE

IL RISOTTO? E’ UN’ARTE

Sarà in scena dal 3 al 5 febbraio al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo RISOTTO di e con Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato. Le tappe di un’amicizia, nata sui banchi del liceo, e che dura da più di mezzo secolo, vengono ripercorse durante il tempo reale di preparazione di un risotto. Rievocando un passato remoto e prossimo si discorre di barbieri e di dentisti, di matrimoni e di separazioni, di politica e di sedute dallo psicoanalista: cronache minime di fatti e di ideologie. E intanto il risotto cuoce e un po’ alla volta diventa simbolo di un rapporto di identificazione. Miscelata ai ricordi la descrizione, in diretta, dell’arte di cucinare il risotto, che ogni sera si aggiorna… con ingredienti diversi. Alla fine un colpo di scena, un rifiuto, una separazione… e il risotto resta, nella sua realtà di piatto squisito, a disposizione del pubblico, per un piacevole assaggio.

DALLE NOTE DI REGIA “…Il 24 settembre 1978, al teatro Politecnico di Roma, ho fatto un atto di pubblica Auto-ritratt azione…” (da Risotto). Così il 24 settembre 1978 ho iniziato la mia attività di autore teatrale. …Risotto è, in qualche modo, conseguenza e proseguimento del discorso iniziato con “Auto-ritratt-azione”. Un discorso che si articola su due diversi livelli: da una parte c’è un’idea di teatro e di drammaturgia che mettendo in scena, senza finzioni, azioni reali e concrete (nel caso di “Auto-ritratt-azione” il taglio della barba, nel caso di Risotto il cucinare) sottolinea l’unicità e l’irripetibilità dell’espressione teatrale; lo spettacolo teatrale nasce e muore nell’arco di una sera, è tempo reale, è un pezzo di vita trascorso insieme dal pubblico e dagli attori; e in questo senso, il teatro più che il cinema, assomiglia al sogno; da un’altra parte, nell’apparente minimalismo della storia, viene proposta la possibilità del rifiuto come strumento di cambiamento e di separazione dal passato. Il rifiuto nei confronti di un rapporto di identificazione, veicolato attraverso il cibo, e ossessivamente ripetitivo, libera i due protagonisti e restituisce al risotto la sua realtà e la sua dignità di pietanza squisita. Amedeo Fago