IL RUBLO NON SOSTIENE IDEOLOGIE FALLITE

FATEMELO DIRE

di MAURIZIO LIVERANI
 
IL RUBLO NON SOSTIENE IDEOLOGIE FALLITE
Un tempo, non molto lontano, in via delle Botteghe Oscure giungevano, con puntuale periodicità, sussidi in dollari. Di questi aiuti, naturalmente, non si parlava mai nei bilanci benché si sapesse che senza i dollari del Cremlino il Pci non poteva essere quello Stato nello Stato che era divenuto in Italia. Arrivava mensilmente una valigetta, che poi era un valigione,  da Mosca e dalla quale i capi traevano entusiasmo, coraggio, fiducia nei destini del partito. Era famosa la battuta: “Al compagno non far sapere cosa Mosca invia con il corriere”. Questa valigetta è stata, poi, restia a venire in Italia; erano i mesi in cui (non era ancora crollato il Muro) si cercava di fingere una certa indipendenza da Mosca per non essere costretti a dover solidarizzare con i carri armati che invadevano Praga. Si trattava, però, di dissimulazione, nella speranza che i capi del Cremlino sentissero il disagio del Pci e autorizzassero un tenue dissenso, puramente tattico. Questo dissenso, puramente tattico, non piacque ai russi i quali, maneggiando accortamente i congegni della finanza, fecero rientrare rapidamente il partito nelle file della stretta solidarietà con l’Urss. “Che squallide giornate”, dissero, in quei mesi, capi e giornalisti comunisti. Nelle redazioni dei giornali rossi, in cambio degli stipendi compressi, rateati, triturati, piovevano esortazioni ad aver pazienza, a non perdersi d’animo. Che potevano fare, i giornalisti rossi o no? Di giornalisti che si sono finti comunisti per non perdere il posto è sempre stata piena la stampa diretta da via delle Botteghe Oscure. Quei pochi che ebbero il coraggio di fare il salto, nella speranza che i giornali borghesi li rastrellassero, meditarono a lungo sull’errore compiuto. Da allora l’”ex” è un sangue misto, è un ibrido, soprattutto se è stato al corrente delle segrete cose del Pci. E se non dava risposte alle domande più imbarazzanti per i leader comunisti, era guardato con spregio perché è “ex” chi sa tutto del suo partito. Doveva sapere quante volte la valigetta da Mosca era finita a casa di un capo e quante in casa di un altro e chi era più ingordo di dollari. Ricordiamo questo per spiegare la disperazione di Nicola Zingaretti quando si porta le mani al capo per gridare: “Così non si può andare avanti!”. La garanzia di questi sovvenzionamenti non c’è più. Il bilancio è ridotto all’osso. Mosca si sente più confortata nella sua politica con partiti più vicini alla sua condotta internazionale, di qui nasce il “fair play” con la Lega.
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Occorre una grande abilità nel demolire il liberalismo simulando di augurarne la rinascita.
L’ironia – dice Rilke – è uno dei molti mezzi di afferrare la vita.
Bisogna accettare l’opacità del mondo in cui viviamo con un certo spirito.
(uomo politico). Anguilla che striscia nel fango su cui riposa la struttura dell’organizzazione statale. Quando si contorce, scambia i movimenti della sua coda per terremoto o minacce alla stabilità dell’edificio. In confronto allo statista, presenta il considerevole svantaggio di essere vivo. (Ambrose Bierce)
Esistono soltanto grandi fallimenti.
La consapevolezza dell’assurdità della vita è più utile dell’idealismo appassionato.
MAURIZIO LIVERANI 

(Aforismi dai libri “SORDI RACCONTA ALBERTO”, “IL REGISTA RISCHIA IL POSTO”, “AFORISMI SOSPETTI” e “LASSU’ SULLE MONTAGNE CON IL PRINCIPE DI GALLES” di Maurizio Liverani