IL SINDACO DELL’ANTIPOLITICA

di Maurizio Liverani

Dalle primarie del Pd a Roma si deduce che i praticoni hanno ancora il sopravvento. E’ il partito a scegliere, nel nome delle idee che decide e che il votante deve soltanto propagare. Dopo il fallimento delle ideologie gli iscritti si sono ridotti a essere non piĂą che limatura di ferro orientata da uno stato maggiore. Una piccola percentuale di aderenti ha risposto all’appello. Il piddino si è ormai convinto che il partito è una Dc piĂą laica, meno spasimante ma piĂą utile, piĂą terrestre, piĂą truffaldino. Si continua a fare politica ma senza partiti, senza diktat. Una volta Antonio Marzano mi disse che FI era un partito “liberale cattolico”. Lì per lì rimasi sconcertato, poi capii: anche le organizzazioni di sinistra si adornano facilmente di liberismo dal momento che il liberismo non c’è piĂą. Alle primarie del partito si sono presentati anche personaggi di serie B, comprimari; c’è da chiedersi se la destra sia in grado di presentare, in questo momento, di piĂą di un comprimario. La mente piĂą scaltra della vecchia politica, Silvio Berlusconi, decide e dispone, ma sa stare lontano dall’anacronismo politico destra, centro, sinistra. Inizialmente era orientato verso Alfio Marchini; se il partito l’avesse assecondato, il prescelto poteva giĂ  prenotare un busto al Pincio. Alla sola idea di vedersi immortalato tra i famosi, prendendo magari il posto del busto di Pellegrino Artusi, la cui fama è legata all’arte della cucina, Marchini ha risposto con un rude no. Il suo scopo è quello di diventare un sindaco che salvi la Capitale dai pesci piraña della politica. Vuol essere una forza nuova, quella di cui il romano ha bisogno. Il romano che odia i partiti, i quali non offrono che personalitĂ  assolutamente mediocri. Roberto Giachetti a Roma e Valeria Valente a Napoli sono buoni e bravi, ma soprattutto diligenti funzionari. Con motivazioni che i capitolini intendono sincere, Alfio Marchini si presenta da solo per impedire che l’elettorato si divida in destra e sinistra. Il progetto è di liberare Roma dagli inconcludenti che hanno lasciato “concludere” molto alla mafia. Per soprammercato la politica si eclissa affidandosi alla pubblicitĂ  televisiva; l’informazione mediatica, “perfidamente”, svela le facce. E l’italiano non ama la politica perchĂ© in questi volti decifra molti personaggi appartenenti alla sfera della patologia; e tutti gli altri non sono piĂą di moda. Il nuovo sindaco dovrĂ  essere espressione dell’antipolitica. Si rinnova la conferma che il comunismo e la politica in generale sono “cosa” morta; sopravvive come “flatus vocis”.

 

Maurizio Liverani