IL SUO PENSIERO E’ SEMPRE VIVO

di MAURIZIO LIVERANI 

Nel mio saggio “Fatemelo Dire 2016” dedico un capitolo a Marco Pannella. Certi che alla sua morte la sua azione, le sue idee, la sua inesausta vocazione per la libertà di pensiero sarebbero state in fretta avvolte nel silenzio. Un vuoto voluto dall’intellettualità italiana soggetta ai partiti. Ancor oggi, al contrario di quanto si voglia far credere, si avverte questa assenza. Dovremmo sentire tutti il dovere di ricordarlo, magari di discuterlo e, soprattutto, non offuscare la sua tenace fiducia nelle possibilità e nelle qualità dell’uomo. Con una sparuta pattuglia di devoti ha condotto battaglie fondamentali; tanto fondamentali da spaventare il “regime” al punto da non nominarlo neppure senatore a vita. La finta democrazia ha sempre cercato di liberarsi di lui; lo poteva acquietare soltanto una malattia atroce. “Post mortem” si esita a esaltarlo, anche se molti lo rimpiangono. In una democrazia malata, dove è innato l’istinto dell’utile, niente è più utile che Marco si sia tolto di mezzo. Pannella è stato il solo, con i radicali, a dare risalto a una politica decorosa in questa miseranda qualità della vita che la classe politica impone al Paese. Con la morte, l’informazione non ha potuto ripetere i saggi di censura con la quale si è accanita contro di lui. La verità è che la politica italiana si fonda sull’oblio dei problemi veri della nazione, sollevati dai radicali. Per qualche giorno, dopo la scomparsa, non si è riusciti a “occultare” la sua figura e la sua lezione; c’è stato chi, per distinguersi, ha rivolto accuse per rilanciare vecchie polemiche come se vecchio sia sinonimo di sorpassato. Il presente che vive l’Italia è la fotocopia di anni di agonia politico-sindacale. La scissione tra passato e presente cerca di farsi largo attraverso l’attuazione dei referendum. Con Pannella il successo è stato raggiunto, non l’attuazione; prova che questa non è una democrazia, ma una forma di malafedocrazia. L’italiano ha la sensazione terrificante che il Paese “reale” non conti nulla. Le frontiere della soggezione ai potenti non cadono. Le recenti notizie testimoniano come l’Italia sia ancora la patria di “Scandalusia” e di “Mafia capitale”, saggi- denuncia che risalgono agli anni ‘50 e ’60. La novità di Pannella è stata quella di portare la politica fuori delle aule parlamentari e a cui ha dato un nome: “disobbedienza civile”. Ci si augura che dopo la sua scomparsa non si esaurisca ma aumenti la sua funzione. Segni incoraggianti ce ne sono. Marco portava in sé quel segno di superiorità su tanti uomini politici, segno che nasce dal libero gioco del pensiero. Scelte che ha pagato a duro prezzo man mano che si instaurava una mentalità totalitaria, camuffata da una lotta tra destra e sinistra. La guida ideale del Paese era ed è Marco Pannella. Si spera non la si debba importare dall’estero come i calciatori.

MAURIZIO LIVERANI