FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
IN CIAMPANELLE, SNOB E CINEASTI
Woody Allen vuole voltare le spalle al cinema; vuole rintanarsi in casa a leggere. E’ questo il momento, per lui, di trattare lo spettacolo come simbolo di sterilità e logomachia. Finiti ogni speranza, ogni compimento, ogni promessa, il verme solitario del cinema rende chiaro questo caos e, in definitiva, divora se stesso. Sono seguiti film che intendono dimostrarci come la vita non sia che una lunga noia – dice Allen – per concludere che siamo in pieno peggio, in piena “agonia dell’indistruttibile”. Hollywood e il mondo dello spettacolo dichiarano l’ostracismo a questi registi che sottolineano una necessarietà inestinguibile di cambiamento; bocciano in blocco il vecchio divismo chiudendo lo spazio a nuovi talenti. La mecca del cinema ha il timore di andare incontro al fallimento pur di non ricercare nuovi autori che non hanno paura della verità; ha deciso di decretare il “trionfo” del cinema di animazione. E ci trova subito pronti a metterci sulla stessa strada.
Lo snobismo duemilaventi attraversa una fase difficile. Tira a castigare proprio il suo ingrediente più caratteristico: l’ostentazione. Oggi, lo snob, come il divo, gioca a nascondersi o a travestirsi del suo contrario. Le forme classiche dell’ostentazione che prevalevano nel passato appaiano in crisi. Lo snob predilige la penombra degli stabilimenti a un tiro di voce da Roma; si concede di rifugiarsi nel villaggio dei pescatori dove fa mostra, se non di lavorare, almeno di produrre. La tendenza è di mettere un paravento all’esibizione. Non tanto di ridurlo in sé bensì di sottarlo allo sguardo del pubblico. Si tratta di un’ostentazione di austerità. Capri potrebbe cadere in disuso; un tempo era il maggior indicatore nel campo della vacanza snob. Alcuni grandi nomi si faranno un punto d’onore di riversarsi a Ostia o a Radispoli; le mete esotiche sono precluse. Vige ormai di non indossare costumi troppo succinti, schivata anche la mitica “fuoriserie” e questo è un altro indice della reazione dello snob allo stop posto dal virus. Potrebbe resistere l’espressione più tipica del divismo contemporaneo: lo yacth. Grandi navigatori non sono più i politici, ma volenterosi della classe opulenta. Il rimedio a questa condizione accasciante è la barca. L’influsso prevalente è quello della perfetta compatibilità dell’”impegno” con la vacanza estiva che deve essere presa a spicchi.
MAURIZIO LIVERANI