IN FONDO …E’ UN BUON DIAVOLO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
 
IN FONDO …E’ UN BUON DIAVOLO
Ormai è facile dire che, dopo gli svarioni commessi dai partiti compresi quelli novelli, l’Italia è la terra dove il “no suona”. Di no ne crepitano moltissimi. Si è scatenata all’interno del Pd una nuova ondata di dissensi. Gli eredi del Pci incominciano ad avere convulsioni e a sfaldarsi. Al segretario deve essere costato molte doglie decidersi ad allearsi con il M5s. Non è stato necessario neppure farsi precedere da occhiate languide e adesso è rimproverato dai compagni di essersi dato in pasto all’ignoto. Zingaretti ostenta sempre un’aria trionfante, ma rivela più l’imbarazzo di uno stordito poco avvezzo a sentirsi prestare ascolto. I più superstiziosi tra i compagni dicono che ha i capelli del malaugurio; in verità è calvo. E un segretario deve avere la folta capigliatura di Marx. I suoi detrattori, invece di criticare le sue manovre, dicono che non è nato sotto il segno del “drago”; una costellazione che relega a un rango minore chi non vi appartiene. E’ caduta su di lui la iattura di “sanzionare la fine” di una certa fase della sinistra. Una forma di penosa deferenza ha portato Zingaretti alla segreteria del partito, già coperta da Enrico Berlinguer. Ma questi aveva un passato di animatore, mentre “Zinga” ne ha uno di spegnitoio. Alle sue spalle non ci sono gloriose giornate; nel vasto campo dell’intrigo l’aiuto più consistente è di ricorrere alla tessitura dei film alla Hitchcok. Zingaretti è fiero di bardarsi della sigla del famoso agente segreto 007. Poiché la parte di vita che ha vissuto è stata povera, lo 007 del Pd pensa che quella che gli resta da vivere sarà migliore. Attraversa una fase cattiva, ma pur di curarsi è andato a villeggiare nella villa di Grillo. Per non sembrare perduto si accalora singolarmente per un’alleanza con il movimento cinquestelle. Chi mette in dubbio l’autenticità di questo accordo vuol dire che contro il segretario spira uno zefiro ostile e che presto sarà sostituito. Solamente da qualche giorno si sa che non è una malattia a mettere in forse il destino di Zingaretti, ma ci si dispera con un “non videbis annos Palmiri”: non regnerà quanto regnò Palmiro. Di questo ormai tutti ne sono convinti. E’ troppo disponibile con accordi che sanno di inciucio. Un tetro, fanatico bisogno di far sentire ad altri il proprio potere lo ha indotto a riproporre la formula del compromesso storico cui oggi il Pd attribuisce un valore felicemente provocatorio. Ma “perde efficacia” se la provocazione non viene accolta. Di inciuci ne trattano altri, soprattutto Matteo Renzi che invita alla ribellione, diffidando del significato di certe unanimità che si rivelano poi fittizie e coprono reali contrasti. Dopo questi attacchi, a bordo di quel che resta del Pd c’è il clima di una nave in procinto di affondare. Renzi è più astuto di Zingaretti maturato troppo in fretta come i cetrioli acerbi sul vapore. In fondo è un buon diavolo.
MAURIZIO LIVERANI