IN ITALIA E’ DI ATTUALITA’ SOLO IL PASSATO

di Maurizio Liverani

Per dimostrare di possedere leggendarie doti presidenziali Sergio Mattarella, alla cerimonia di consegna dei David di Donatello, ha improntato il suo discorso all’elogio della civiltĂ  culturale italiana dando al cinema riconoscimenti che con molta difficoltĂ  l’esperto riesce a scovare. Da tempo viviamo sulle opere dei nostri avi; è questo l’alibi che non ci permette di accorgerci come la cultura da noi segni il peggio. Il cocciuto ottimismo che imperla il bell’ intervento del presidente della Repubblica sulle “fortune” del cinema italiano è opera, certamente, dei suoi collaboratori democristiani. Parlare di conquiste è facile; piĂą difficile segnalare che nessun grande talento viene a dare il cambio. La veritĂ  che si dovrebbe far conoscere anche dai pulpiti è che in questo momento il nostro cinema è popolato di cervellini. Sul credo granitico dell’intervento statale si fonda il gigantesco deficit accumulato in anni. Il mito della libera iniziativa potrebbe finalmente rilanciare il merito, lo spirito di iniziativa. Lo Stato ha i suoi protetti nel campo cinematografico e si è privato delle sale che potevano calmierare il mercato. Il ministro della Cultura dovrebbe frantumare la “statolatria” e sostituirla con criteri liberistici. Il dogmatismo e l’intolleranza ideologica hanno scoraggiato talenti e stimolato la furbizia politica. Sistematicamente, sfuma il riferimento alla qualitĂ ; i qualificati lottano contro la dequalificazione. Il “Corriere della Sera” scrive con Aldo Grasso: “Premessa: non dare un premio a Checco Zalone significa voler male al cinema italiano…”. Poi aggiunge: “La serata (dei David di Donatello, ndr) andrebbe “deromanizzata”, bisognerebbe evitare gli interventi “creativi” di Michele Placido o le gag di Francesco Pannofino, occorrerebbe che qualcuno spingesse all’entusiasmo Valeria Golino (su, non è una cerimonia funebre!)…”. Invece le lacrime avrebbero dovuto essere copiose; non è pensabile che un cinema dotato, in passato, di autori di altissimo livello si congedi in silenzio nella storia della cinematografia. Quando si strombazzava che l’Italia era un paese eminentemente cinematografico, il nostro torace si gonfiava d’orgoglio. Partiti i dollari hollywoodiani, il torace ha fatto “puff”. Soprattutto quello delle maestranze, le piĂą quotate del mondo. Il presidente della Repubblica dovrebbe correggere questo atteggiamento suicida. Gli uomini che hanno prodotto il dissesto restano al loro posto. Uno di questi alla cerimonia sedeva con le gambe larghe, la testa piegata in avanti, con l’aria di chi fosse sconfortato della triste messa in scena. In Italia, scriveva Palazzeschi, è di attualitĂ  solo il passato.

Maurizio Liverani