- di MAURIZIO LIVERANI
- IN POLITICA C’E’ DA CORRERE… AL PRONTO SOCCORSO
- Il vecchio adagio “Il caso sì che se ne intende” andrebbe riproposto in questa formula: “La crisi sì che se ne intende”. Anni fa, Beppe Severgnini scrisse: “Il vuoto dei giornali –state certi – sarà riempito non da altri giornali, ma da intrattenitori dilettanti e ciarlatani”. Probabilmente, verrebbe da replicare, dagli stessi intrattenitori e ciarlatani che oggi troviamo sui giornali sovvenzionati dallo Stato. Il giornalismo, oltre al denaro del contribuente, pretende il consenso degli italiani. Su questi italiani, alla maniera di Grillo, penne illustri scaricano tutte le accuse. Alla cultura del lamento le torri campanarie dell’informazione sono predisposte sin dalla culla. Il ritornello riproposto con aria contrita è che l’italiano non risponde. E’ sordo ai richiami della trascendenza della stampa, esposta, grazie alla sua faziosità, alla diaccia tramontana della noia. Un tempo solo Mario Missiroli, considerato l’uomo più intelligente d’Italia, sapeva annunciare come allinearsi con quattro titoli: “Allarme”, “Perplessità”, “Attenzione”, “Via libera”. Non c’è niente da indignarsi alla luce di quello che vediamo oggi. Anche le penne autorevoli vivono “annoiate” più che mai dalla risaputa commedia della ripetitività della politica iniziata con l’Unità d’Italia. Thomas Mann sosteneva che gli italiani sono degli “spaghettanti dello spirito”; Orson Welles, coniugato con una italiana, ci rimproverava di non amare la cultura. In questo vuoto mentale si scruta, vanamente, un leader capace di ridare alla politica una rispettabilità “liberale”. Ecco, qui sta l’importanza di un nuovo partito che sappia rompere il cerchio tragico de “il fine giustifica i mezzi” e sappia far coincidere la nobiltà del fine con l’onestà dei mezzi.
MAURIZIO LIVERANI