di Maurizio Liverani
Fra i segni distintivi della nostra magistratura si annovera la pervicace insistenza di porre Silvio Berlusconi sul banco degli accusati. “Il faut faire bon usage des maladies”, diceva Pascal. Bisogna trarre partito da questo male che, in Italia, è prodotto, a fase alterne, dall’uso strumentale della giustizia. C’è aria di elezioni, come tutti sanno, ed ecco che si avvicina l’ora di far suonare il campanello d’allarme, la malattia o il disturbo, richiamando alla ribalta degli indiziati il fondatore di Forza Italia. Si dispiegano le vele di pensieri dispersi per convincersi, ancora una volta, della bontà di quanto Shakespeare scrive: “La vita tra urlo e furore è una farsa ideata da un burlone”; per qualche periodo di bonaccia la farsa sbiadisce “sorpassata” da altri avvenimenti. La caratteristica del “giustizionalismo” è quella di mimetizzarsi, dirigendo il suo accanimento verso l’epicentro decisivo: Berlusconi è sempre un possibile mandante di qualche misfatto. Il rampantismo cessa di mettersi da parte e torna a inveire contro il nemico di sempre, a predicare sconquassi, a invocare l’apocalisse, superata la fase di attesa preordinata dai partiti ostili a Berlusconi. Per mesi abbiamo sentito elogi, riabilitazioni del “divo”, tanto da vederlo già nuovamente in arcione tra i cavalli di razza. E’ riecheggiato per un lungo periodo quanto è detto nell’”Ecclesiaste”: “Una generazione passa, un’altra viene”. Le citazioni, quando si parla di giustizia, si sprecano. Il nostro, si sa, è un Paese di congreghe, di fazioni, di bande; i canali d’informazione sono nelle mani degli stessi personaggi che dell’obiettività fanno allegramente scempio. Jean François Revel, ex direttore dell”Express”, sostiene che in questa falsa democrazia i cosiddetti progressisti vedono la pagliuzza nell’occhio dell’avversario, trascurando la trave che hanno nel proprio. Silvio Berlusconi è tornato sospetto da quando Pier Luigi Bersani ha affermato di non condividere il progetto di Matteo Renzi di assorbire, senza inganni ma con la semplice convinzione, la destra nella sinistra. Un progetto che renderebbe inutile ogni alleanza allargata e il Paese conoscerebbe, finalmente, le delizie di essere unito, non lacerato da contrasti. E’ un’intuizione abile quella di Renzi che testimonia come abbia avvertito l’aria che tira; un modo – strumento per impedire alla destra di affermarsi. E’ il nuovo vademecum ideato dal segretario del Pd. Siamo alle trattative da mercatino rionale: o si accetta Berlusconi completamente riabilitato o bisogna disinnescarlo dai vertici della politica. Ormai il gioco è scoperto; è finita la fase della mimetizzazione. I bersaniani si aspettano la salvezza dalla pseudo giustizia, pronta a obbedire.
Maurizio Liverani