INDULGENZE RECIPROCHE

di Maurizio Liverani

In un periodo dove è facile che possano accadere fatti cruenti, il governo fa sforzi per apparire “utile”, moderato, ma, soprattutto, come raccomanda la mamma al figlio irrequieto, si “porti bene”. Fino a qualche mese fa il marxista “volgare” si augurava che la crisi sfociasse in una rivoluzione. Le crisi gonfiano l’esercito di riserva dell’industria, cioè i disoccupati. Questo ha l’effetto di abbassare il prezzo della forza lavoro e di preparare il terreno per una ripresa economica, secondo uno specifico modo di produzione liberistico che può diventare selvaggio se non si pianifica l’economia alla maniera laburista. I fautori della cosiddetta lotta armata ammettono che, negli anni di piombo, di violenza ne è stata predicata ed esercitata tanta. Sottintendendo che si sono emendati di tanti errori. La risposta è in sintonia con il postulato di Lenin: “Impariamo sbagliando”. Un mea culpa valido nei regimi sovietici, non nelle democrazie. In democrazia, chi riconosce i propri errori è indotto cortesemente a rinunciare a ogni attività pagata dallo Stato. Con aria spavalda, gli ex di Lotta continua ricordano quegli anni come cavallucci arrembanti, ritenendosi custodi di superiori valori. Grazie alle loro imprese, molti sono diventati giornalisti principe o eminenze grigie e consiglieri dei vertici. Con grande facilità – sia da sinistra che da destra, non fa differenza – sono diventati uomini-poltrona. Se per combinazione questi scalmanati per la “causa” chiedessero la grazia dovrebbero ammettere che molto sangue è stato versato con le loro imprese; allora il ritiro dalla scena giornalistica di tanti compagni sarebbe imperativo e urgente. Con la rinuncia alla lotta armata i cosiddetti leader sanno con certezza che la grazia non arriverà. Siamo arrivati a un punto che l’autocritica non è più sufficiente per tornare liberi. L’autocritica è vista come una semi-capitolazione ideologica che rende i protagonisti degli anni di piombo poco attendibili, ma non nega loro l’attività di opinionisti-leader con compensi da capogiro nelle reti televisive pubblica e private e negli organi di stampa. Ormai si sentono assolti, senza pentimento. Scoprendo che è estremamente vantaggioso pubblicare opuscoli e giornali aizzanti alla rivolta. I grandi editori li “proteggono”. Con tono accorato, Indro Montanelli richiese, dopo la condanna di Sofri, agli ex di Lotta continua un esame di coscienza e meno arroganza. Montanelli, che ha sempre accordato un trattamento di favore, un fair play agli estremisti che negli anni di piombo infiammarono il Paese, è stato, da loro, gambizzato. Rovente rimprovero a chi aveva predicato indulgenza.

Maurizio Liverani