IO LO SO… FORSE NO

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

IO LO SO… FORSE NO

“Ebbene io so come vanno a finire i ‘Promessi sposi’. Ma non lo dico, anche perché, detto inter nos, io so come vanno a finire i ‘Promessi sposi’ di Manzoni ma non quelli della Tv. Nessuno può mai dire come vanno a finire i romanzi della Tv”. Ecco un brano – “Forse lo so ma forse no”- desunto dalla raccolta degli scritti televisivi “Poltroni numerati” e “La televisione spiegata al popolo”. Critiche che hanno attirato ad Achille Campanile un gran numero di estimatori. Il piccolo schermo era, per lo scrittore (morto nel 1977), il pretesto per argute, estrose, paradossali divagazioni. E’ dal 1924, anno dell’esordio teatrale al Margherita di Roma con “Colazione all’aperto”, che si fa risalire a Campanile la paternità del cosiddetto Teatro dell’assurdo. Da allora questo autore ha inventato, snaturato, deformato, falsificato, esagerato, rovesciato, mescolato situazioni per amore dell’ironia. Con un riso che non ha mai nulla di omerico; un mondo assurdo esige uno stile assurdo. La sua vena è di non obbedire a nessuna regola eccetto quella di servirsi, come nel “L’inventore del cavallo”, delle parole.

A chi è già nella bara è facile attribuire idee, adesioni, ideologie. Ad esempio, Federico Fellini, dopo morto, da anticomunista è trattato come gonfaloniere della bandiera rossa. Ecco perché alle prime avvisaglie di raffreddore, oltre a coprirsi, è bene declinare fede e idee professate. Un regista italiano, reduce da alcuni flop, si ripropone con autorevolezza affermando che Pier Paolo Pasolini come regista non aveva alcun valore. I film dell’autore delle “Ceneri di Gramsci” sarebbero fatti con materiali di riporto, cucito con le toppe dei film di Fellini. Si vuol vedere a ogni costo nello scrittore friulano uno sconfitto, forse perché aveva perfettamente ragione.

 MAURIZIO LIVERANI