ISTITUZIONI PIU’ EFFICIENTI O DERIVE AUTORITARIE?

di Barbara Soffici

La Riforma Costituzionale  ha incassato un nuovo consenso, quello della Camera. Si prepara ora  a un’ultima lettura in Senato (intorno al 20 gennaio) e poi al voto finale (previsto per metà aprile).  Via libera che è dato ormai per scontato. La partita si sta dunque chiudendo in Parlamento ( dove emendamenti e modifiche, fiorite di distinguo e aperture per ricompattare la minoranza dem al Pd, hanno favorito l’ok sul ddl) e si apre la stagione dei comitati del “no” e del “si” che si affronteranno nella consultazione popolare, nel referendum confermativo del prossimo autunno. Di certo, il fatto che in quell’occasione saranno i cittadini a decidere risolleva le speranze di quelle forze politiche  contrarie al ddl (Sel, M5s, FI, Lega e ora anche il Comitato di Magistratura Democratica) che da tempo evocano il pericolo di “derive autoritarie”. Nonostante le chiare divergenze e le divisioni interne le opposizioni sono convinte che la votazione secca sul “sì”e sul “no” possa di fatto rimettere in discussione la riforma. Matteo Renzi intanto esulta, certo anche del risultato del prossimo ottobre. “…Nessuno… avrebbe scommesso che questo Parlamento facesse le riforme e invece è tornata la politica, è tornata l’Italia”, ha dichiarato il premier, rinnovando subito la promessa di ritirarsi, di considerare “fallita la sua esperienza politica” in caso di sconfitta al referendum. In casa dem c’è chi non condivide la scelta di Renzi di legare i contenuti della riforma alla sua persona, non comprendendo, forse, i tranelli che si nascondono tra le pieghe della “promessa”. Il premier è convinto che un gran numero di italiani (oppressi da tempo dalla crisi) saranno ben lieti di vedere ridotti il numero dei parlamentari, abolite definitivamente le Province e l’inutile Cnel, riportate sotto la competenza dello Stato (Titolo V) materie come l’energia, le infrastrutture strategiche, le grandi reti di trasporti, la protezione civile, materie che spesso hanno alimentato gli scandali in sede regionale. E si sa che il tema “elezioni anticipate” ha sempre il potere di riportare i dissidenti dem all’ovile, ha il potere di ricompattare la sinistra. Anche se le forze politiche di opposizione riuscissero a “convivere” nel fronte del “no” per affossare la riforma e il governo ( già il M5s si sta defilando e anche dentro FI sono sorti molti dubbi) è chiaro che si dovrebbero scontrare con una tremenda accusa: quella di essere paladini dello “status quo”. Al diavolo quindi il “mantenimento dell’autonomia delle fondamentali istituzioni di garanzia” e anche il principio che governa la democratica alternanza al governo delle forze politiche! La vittoria del “sì” del referendum sarà sbandierata dal premier come un plebiscito sulla sua persona, come quell’investitura popolare che gli viene spesso contestata dalle opposizioni…

Barbara Soffici