KIM MON AMOUR

di MAURIZIO LIVERANI 

Mentre il mondo occidentale si illude di incarnare la solidità della democrazia, in oriente, per opera di un dittatore grassottello, se ne sta preparando la fine. Dopo frequenti abboccamenti che sembravano preludere a una pacificazione, si deve prendere atto che il mini tiranno coreano Kim Jong-un ha già pronto un piano atomico che può colpire il mondo occidentale. Donald Trump, che ha investito miliardi di dollari in armi atomiche, credendosi astuto e sicuro di essere il più forte, è convinto, stendendo la mano a Kim, di prepararne la caduta. Naturalmente gli europei stanno a guardare; conoscono la perfidia dei nordcoreani per guadagnare tempo e rafforzarsi internamente. L’incontro ad Hanoi è stato interrotto con un pretesto ridicolo. Trump annuncia che la corsa alla distruzione non lo interessa più. Cosa è successo? I servizi segreti occidentali da tempo consigliano di non fidarsi; che, effettivamente, Kim è in grado di colpire gli Stati occidentali. Il presidente degli Stati Uniti, che in poco tempo ha sconvolto la politica internazionale, rinuncia alle tanto strombazzate trattative. Come si può proporre una denuclearizzazione al capo di uno Stato che deve la sua sopravvivenza alla scelta di una politica ferocemente antioccidentale? Kim è un dittatore dello stampo staliniano, cioè deciso ad arrivare fino in fondo, ma la sua sete di distruzione ha bisogno di altro tempo. Il dietrofront di Trump è spiegato in cento modi. Il tempo di attesa sarà impiegato, d’ora in poi, nel ricucire il rapporto sdrucito con l’Europa. Quanto accaduto conferma l’opinione di chi è ostile al presidente americano e ne sollecita la rapida sostituzione. Lo scenario mondiale diventa più incerto e riguarda tutte le nazioni. Al mondo occidentale non sono più permessi errori. Trump avverte che il suo prestigio, anche senza questo incidente, è traballante.

MAURIZIO LIVERANI