LA COLONNA “INFAME”…

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

LA COLONNA “INFAME”…

Alcuni anni fa, al Festival di Venezia, Ennio Morricone, cui avevo affidato la colonna sonora del mio film “Sai cosa faceva Stalin alle donne?”, mi disse: “Nel ’69 il tuo film era reazionario, oggi è attuale”. Ricordo che mentre componeva il motivo del film era preso da una gran tremarella all’idea dei “castighi” comunisti. Il primo ad accorgersi della provocazione rappresentata dalla pellicola fu Pier Paolo Pasolini. Mi spiegò che “avevo fatto un bello scherzo agli snobisti del Pci”. E precisò: “La loro egemonia culturale confida nella indifferenza generale della cosiddetta ‘destra-culturale’ che con la sua ignavia a questa egemonia dà un contributo decisivo”. A un congresso del Pds è stato ricordato con fierezza come in Italia un solo film “libero”, il mio, sia filtrato attraverso le maglie della “vigilanza rivoluzionaria”. In quella occasione, il maestro Morricone, autore della “cantata in regalo al Pds”, a Barbara Palombelli, allora giornalista di “La Repubblica”, affermò di “aver  firmato la colonna dell’unico film di destra prodotto nel dopoguerra. Aveva un titolo buffo che non si può dimenticare… Opera prima di un giornalista. Non ebbe molto successo…”. E come poteva averne! Presentato a Venezia ebbe un grande successo di pubblico cui rispose il silenzio della critica ufficiale. A Bologna, dove i comunisti sono in gran parte toccati dalla grazia dell’intelligenza, “Sai cosa faceva Stalin alle donne’” era al secondo posto degli incassi della “tornata” natalizia. Fu “smontato”, come denunciò un consigliere liberale della città, per intervento del sindaco di allora. A Roma resse bene sinché l’esercente – Amati – sotto “dittatura” fu costretto a rimuoverlo. L’azione fu condotta con piglio gerarchico da Antonello Trombadori in persona. Il povero e simpatico esercente in bel romanesco, scusandosi, mi disse: “Ma non potevi fa’ un film western… proprio con quelli te la dovevi prenne?…”. Non so ancora se il mio film sia di destra o no. Ennio Flaiano nel “Frasario essenziale per passare inosservati in società” ne parla come un divertente saggio sul “divismo rivoluzionario”. E cita alcune battute: “Stalin era più che un eroe, era un uomo che sapeva vestire. Trotzkji amava l’eleganza e le uniformi; se ne fece disegnare una da Annekov , famoso sarto hollywoodiano”. Per concludere: “Tutto si riduce in eleganza”. Giancarlo Vigorelli, noto intellettuale di quegli anni, scrisse che nel film “mi prendevo gioco del fanatismo universale, del conformismo di ognuno e del servilismo di tutti”.

 MAURIZIO LIVERANI