LA DEMOCRAZIA GIRA ALLA LARGA

di Maurizio Liverani

Con il centrosinistra è cresciuta la disistima per la politica; dopo le ultime elezioni sta aumentando quella per la vita nel suo insieme. La retorica del nuovo è una turlupinatura grazie alla quale molte facce toste si sono insediate nei centri di potere giocando con se stesse, a ogni fallimento, al rialzo. Con chi è fuori del giro si specula sempre più al ribasso. L’illusione indomabile che i momenti drammatici sarebbero stati superati dal sorgere di una nuova classe dirigente, si va di giorno in giorno annebbiando. Moltissimi italiani, attenti al corso degli avvenimenti, hanno il sospetto, in certi casi paura, che il nuovo sia la riaffermazione del vecchio. Il sistema è fatto in maniera tale da dotare il nuovo di mezzi così astuti da riciclare il vecchio. Il paradiso può attendere. Seguendo l’andirivieni dei cosiddetti vincitori registriamo come questi abbiano la tendenza a trovare consonanze ideologiche con gli esponenti più in vista del passato. Carriere iniziate con il favore del consenso popolare si svolgono sotto il segno della politica appena sconfitta dalle urne. Siamo ancora al tempo dei ragli e dei calci; asinerie, insomma. Tra i grandi manovratori troviamo ancora politici ghiotti di potere, sempre illusi di occuparsi dei bisogni dell’uomo della strada. I maligni già dicono, ad esempio, che il vincitore Luigi Di Maio sia riuscito a farsi un nome, ma non una posizione. La coabitazione con Matteo Salvini, che vorrebbe il cadreghino di capo del governo, rende il prestigio del nostro Paese traballante. C’è da dire che anche il mondo della destra non gode di un effettivo credito; ha prevalso perché la sinistra è diventata un vasto ricettacolo di antipatia. E’ per questa realtà nascosta che nella stampa sgrondano spesso articoli pieni di malinconia. Certa è la regola enunciata da Ennio Flaiano: “Bisogna aiutare i benestanti, ci sono già troppi poveri”. La classe politica ha per vocazione lo stallo. Un abile accaparramento dei mezzi di comunicazione impedisce al sedicente nuovo di far conoscere le sue regole e come intende cambiare il mondo della corruzione ininterrotta chiamata Italia. L’esaltazione di un successo che ancora non dà alcun frutto sconfina con la presa in giro. Alla sinistra basta dichiararsi ravveduta e restare con fierezza nelle posizioni che questa finta democrazia ha già assegnato, arrivando al ridicolo di fingere di solidarizzare con chi l’ha scavalcata nelle elezioni, affermando che se c’è stato un dissenso questo era soltanto una successione di “sbagli”, o puramente “tattico”. Tutto ciò potrebbe tradursi in quella che viene volgarmente chiamata “ammucchiata”. L’importante è che siano tranquilli coloro che maneggiano i congegni dell’alta finanza. La vera democrazia gira alla larga.

Maurizio Liverani