Matteo Renzi ha l’età giusta per non essere compromesso nel passato e doverne rispondere. L’abissalità che lo separa dalla vecchia guardia nasce dalla constatazione che non è un praticone politico che dà un colpo al cerchio e uno alla botte. A “Porta a porta” è apparso non il “ritratto dell’antenato” ma l’uomo nuovo che fa rinascere dal letargo lo spirito dell’avvenire. La sua è una iniezione di ottimismo contro chi, ogni giorno, vuole inabissarsi sempre più nell’odio. Nei suoi discorsi fa intendere che ha voglia di discutere civilmente con tutte le forze politiche, compresa la Lega. Non lo dice apertamente, ma tra le righe ammette che ormai le ideologie se ne sono andate; che i concetti di destra e di sinistra si sono declassati. La ripetitività porta la politica a essere un “fenomeno di rabbia”. Renzi vuol essere un leader utile a tutti gli italiani, non soltanto a quelli della sua parte. Per Baudelaire “essere un uomo utile è sempre parso qualcosa di ben laido”; su questa asserzione si basa tutta l’astiosità contro Matteo, ma sembra non avergli tolto vigore. Ha fermo in testa il giudizio di Proudhon sul comunismo, che anche nella versione felpata dei nostri tempi ce ne dà conferma. Per Renzi, la vita, l’intelligenza, tutte le facoltà dell’uomo non sono proprietà dello Stato che ha il diritto, in nome dell’interesse generale, di intervenire. Pur rendendo omaggio all’equilibrio di Matteo, dobbiamo constatare che le sue affermazioni ricevono ogni giorno una conferma, ma non è la tecnica della correzione degli errori con la quale i postcomunisti hanno illuso i cattolici, uncinando i socialisti e arpionando gran parte della destra. La liquidazione proposta da Renzi è una sorta di pulizia civile. La magistratura viene richiamata all’equidistanza ora che ha ripreso terra sulla riva in prossimità di un naufragio. “La correzione degli errori – scrive Jean François Revel nella “Tentazione totalitaria” – da parte dei comunisti (oggi ex o post?) non ha prodotto l’effetto di renderli più tolleranti; al contrario ha raddoppiato l’intolleranza”. Ma la politica propone, in questo periodo, uomini pregni di avvenire contro sfibrati dottrinari. Gira e rigira si cerca di sacralizzare la fine della stupida contrapposizione destra e sinistra; in cambio di questa ostilità sconsiderata, Renzi si impegna a considerare FI, quindi Berlusconi, non un nemico astioso ma un leale oppositore. La stessa funzione sarebbe affidata alla Lega non più considerata una dozzinale forza avversa. Vengono considerati ferrivecchi antifascismo e anticomunismo lasciando in vita lo spirito della Resistenza. Si parte dalla constatazione che molti italiani la pensano come “L’uomo in bilico” di Saul Bellow che accetta questo stravolgimento affermando di “essersi liberato della libertà”. Chi non accetta e non capisce questo machiavellismo è destinato, politicamente, a una vita da “utile idiota”.
MAURIZIO LIVERANI