“LA MANDRAGOLA” A SENIGALLIA

di Maurizio Liverani

La stagione del Teatro Melograno a Senigallia continua con successo. E’ la volta de “La Mandragola” di Niccolò Machiavelli, nato a Firenze nel 1469. La sua fama è mondiale, tanto che dal suo nome prende origine quell’arte sottile e intrigante, il “machiavellismo”, che lo portò a essere l’eminenza grigia della segreteria della repubblica fiorentina. La sua straordinaria intelligenza, le sue capacità diplomatiche gli procurarono molti nemici ma un cervello fino come il suo riuscì a sventare ogni congiura e, come spiega nel “Principe”, redasse molte riforme. Grazie a “La mandragola”, la sua opera più nota con “Il principe”, il suo prestigio toccò vette sconosciute dallo stesso Voltaire. Si dedicò con passione a combattere la superstizione, opponendosi alla concezione imperante dell’assoluta dipendenza dell’uomo dal divino. Si batté con le armi del suo genio contro una moltitudine di dotti boriosi; alla ricerca disinteressata della difesa dell’intelligenza per il primato della ragione. Scrittore ornato e brillante, con “La mandragola” è ancor oggi considerato uno dei massimi autori del suo tempo. Nel compunto alto ufficiale del potere celava un’indole per il sarcasmo e la presa in giro. Sostituì la prosa dotta con la prosa plebea per raccontare le vicende di Callimaco e Lucretia. Il primo appena ventenne giunto a Firenze per conquistare Lucretia, moglie di un tal Nicia; chiede l’aiuto di Ligurio sfruttando il desiderio incontenibile di prole di Nicia, Ligurio propone a Callimaco di atteggiarsi a famoso medico e a prescrive per la giovane una pozione di mandragola con lo scopo di renderla madre ma che risulterà mortale per il primo uomo che giacerà con lei. Per non rimanere ucciso, il marito consentirà di farsi sostituire da un giovane sconosciuto, in cui si cela Callimaco travestito. Quello che fu considerato scopritore della politica come attività autonoma dello spirito, profeta dello Stato moderno, grazie alle sue doti di umorista, camuffate dall’albagia del politico, ci ha lasciato una commedia divertente, scanzonata, intrisa di tutti gli umori popolari e del gusto della beffa propria dei fiorentini. Con grande consenso l’opera è stata presentata dalla compagnia del Nuovo Melograno, affidandosi a ritmi accelerati, a volteggi acrobatici da attori come Cristian Strambolini, Daniele Vocino, Marco Tonelli, Catia Urbinelli, Graziella Urbinelli e Ludovica Mancini.  I costumi di Lina Pasquini e le luci di Riccardo Montanari. La regia (e le scene) di Daniele Vocino è scandita secondo i tempi richiesti dal testo, compito difficilissimo, svolto senza alcuna esitazione.

Maurizio Liverani