LA “MANO TESA” E’ DI TOGLIATTI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI

LA “MANO TESA” E’ DI TOGLIATTI

Quando Palmiro Togliatti morì in Crimea, la bandiera italiana fu esposta a mezz’asta mentre tutta la stampa padronale incensava il Migliore. Se in quegli anni qualcuno si fosse ricordato che in Spagna, durante la guerra civile, fu la “belva intelligente” inviata da Stalin per sterminare gli anarchici e i socialisti, come ricordò il leader d’allora Massimo Caprara, sarebbe incorso nel linciaggio. Assillata dalla necessità di darsi una nuova politica, ispirandosi a quello che Jean-François Revel, nella “Tentazione totalitaria”, chiama “stalinismo in senso lato” – che sopravvive in Italia anche con governi di centrodestra – la sinistra avvertiva un urgente bisogno di dimenticare Togliatti, una palla di piombo ai piedi. Il “buonismo” (tattico) inalberato successivamente ha proprio nel Migliore l’ideatore. Per anni i comunisti hanno preteso dagli anticomunisti unzione e riverenza, intimidendo chi si opponeva a vedere in Togliatti non già il Migliore ma il Peggiore. Per decenni hanno imposto il silenzio su questo compagno, esaltato nelle esequie del 64 come un dio. Filologo, linguista, se avesse trovato un’evasione creativa forse avrebbe trattato con più riguardo la materia prima. Capo di un partito di massa, cioè di mediocri, non ha avuto neanche la fine shakespeariana che, sotto sotto, ogni grande sogna per sé. Si sospettò che nella sua fine ci sia stato lo zampino di Krusciov. Ampio è l’arco delle supposizioni. La sola attendibile è che la sinistra, dalla quiete dei suoi camposanti, scomoda, preferibilmente, Antonio Gramsci come “atout” per lanciare un comunismo dal volto umano. Lenin dice nel “Che fare?”: “Bisogna usare ogni stratagemma, ogni inganno pur di entrare nello Stato borghese per abbatterlo”.  La controrivoluzione avanza inesorabilmente nel mondo a macchia d’olio. Lo “stalinismo in senso alto” ha preso piede in Italia nell’immediato dopoguerra, nel governo capeggiato da Alcide De Gasperi, con Togliatti ministro della Giustizia. Sorprende che nessuno degli eredi del Migliore abbia contestato le affermazioni di Massimo Caprara rivalutando la funzione propulsiva del mito di Togliatti che, per scavalcare gli accordi di Yalta (la divisione netta tra Ovest democratico ed Est dittatoriale), divenne il creatore della politica del “diamoci la mano, cattolico”. Quello che nei salotti letterari appariva come un decano della Crusca, discettando su dotti temi di letteratura, fu capace di organizzare lo sterminio dell’intera classe dirigente polacca. A una lettera sul compromesso storico di un lettore del “Corriere della Sera”, l’acuto e attento Aldo Cazzullo risponde riconoscendo a Togliatti l’idea di un avvicinamento tra i “due grandi ‘partiti di massa’, Dc e Pci” e riporta l’opinione di alcuni secondo i quali “Moro pensava a un periodo di collaborazione, sul modello tedesco, cui sarebbe seguita una fase di alternanza al potere, che avrebbe facilitato l’evoluzione democratica del Pci”. 
 
MAURIZIO LIVERANI