LA NUOVA DC

di Maurizio Liverani 

A un folto gruppo di giovani Papa Francesco ha rivolto l’invito a sognare e a realizzare soltanto i sogni belli. Quelli in cui la vita sorride come un campo magnifico di fertilità. E’ sembrato che la sera prima avesse scorso le “Lettere di un prete modernista” di Ernesto Bonaiuti; un’opera concepita come una serie di lettere dirette a un anonimo e dove il pessimismo della religiosità ufficiale è ripudiata. Tutte le volte che il Papa parla in Piazza San Pietro, i fedeli vengono via con un po’ di buonumore perché, diciamolo pure, il pessimismo dilaga in ogni angolo della religiosità. Questo invito a guardare la vita con entusiasmo coincide con la nascita di un governo che cerca di sottrarre il popolo italiano alla delusione conosciuta tra guerre e guerricciole. La visione generale che un uomo attento desume dagli avvenimenti succedutisi in questi anni è riassunta in modo mirabile nel libro di Emil Cioran “L’inconveniente di essere nati”. Forse il Papa non lo conosce o finge di non conoscere, ma si deve essere convinto che la divinità ha predicato il bene non dando eccessiva importanza alla visione pessimistica, contraltare di quella propagandata dagli apostoli. Quello che ha sempre stupito il fedele è questa esaltazione della bontà, dell’amore tra gli uomini che non trova riscontro nei fatti verificabili: guerre, conflitti razziali, avidità incontrollata dall’arroganza dei potenti, sottomissione dei più deboli, dei meno dotati, dei più sfortunati. Ernesto Bonaiuti condannava quei prelati che, pur esaltando i valori positivi, alla fine di ogni predica incitavano alla sopportazione del male. Non si può negare che la Chiesa è diventata sempre più tollerante quasi, come sostiene Cioran, che la vita sia un inconveniente. Bonaiuti faceva la distinzione tra cattolicesimo e cristianesimo; al desiderio intenso di vivere le pure gioie dell’esistenza si è sempre contrapposta una visone fosca del cattolicesimo, sviluppatasi nei secoli per la volontà di sopraffazione dei potenti da cui scaturisce lo sfruttamento e la superstizione. Non sono bastate le prediche a invertire la rotta e a migliorare l’esistenza; l’importante è non rassegnarsi. Le calamità che si sono susseguite nei secoli non sono state contrastate, secondo Bonaiuti, mettendosi in netta opposizione contro le forze del male. Non stupiamoci troppo se il Papa ha sentito il bisogno di fare l’elogio del sogno servendosene come di uno strumento per conferire coraggio e vitalità a chi nutre amore per la vita. La base di comando della religione si è decisa a invitare i giovani a non mettersi sulla scia della rassegnazione dei loro padri. E’ un fatto importane che collima con la volontà di un elettorato che ha capovolto la faccia politica del Paese, con l’illusione e la speranza di poter dare un volto più in linea con la fiducia nell’al di là. Il cervello del Papa formicola di empirismo, sembra quasi che d’improvviso stia dandosi i caratteri dell’uomo provvidenziale. E’ un’operazione di vertice; i tentativi dei suoi predecessori di restituire entusiasmo e fiducia ai fedeli hanno fatto spesso cilecca. Francesco, con quell’aria dimessa, ha parlato da ideologo, spogliandosi della lacrimosità e il tremolio dei vecchi tenori. Nello stesso tempo la politica si contrassegna di una certa sbruffoneria che, con toni pacati e civili, per fortuna, promette un “risorgimento” agli italiani giunti al confine della disperazione. Chissà perché ora il pensiero di Matteo Salvini sembra provvisto di elasticità; vi è germogliata, probabilmente, questa considerazione: la situazione è così critica che è necessario fare un ripulisti di tutta la vecchia guardia. C’è una consonanza tra le parole di Francesco e quelle del virgulto del centrodestra. Non ci vuole molto a capire che il M5s e la Lega sono un’espressione non di forze occulte, ma un’emanazione di abili dottrinari del Vaticano.

Maurizio Liverani