di MAURIZIO LIVERANI
L’Italia è subordinata a tre personaggi che si atteggiano a mammut della democrazia, ma ci accorgiamo che sono frutto della Cernobyl dei partiti e, pur insistendo ad apparire vivaci, non riescono a conferirsi un appretto di “idealità inquieta”. I tre si nutrono di un granello di curiosità, simulano di avere una viva intraprendenza; somigliano a quei fuochi di antracite che servono appena a riscaldare. Continuano a condizionare gli organi di informazione e fanno gran uso dello strumentario della destra e della sinistra che non avrebbero mai pensato di essere rimpiante. Avevano promesso di mettere da parte il vecchio repertorio, ma, per quanti sforzi facciano, sembra che sappiano soltanto essere una calcomania del recente passato. Fanno un uso limitato del termine democrazia; sottolineando che è in corso un cambiamento hanno l’aria di essere ruminativi. In pochi giorni si sono rivelati scartine il cui solo scopo è la conservazione dello status quo. Non hanno nulla a che fare con i tecnocrati; la loro meta è di guadagnare tempo per tenere il potere. Il Paese fa parte dell’Europa Unita, ma questo ideale si è volatilizzato assorbito dall’opportunismo. Politici inerti hanno elaborato un servilismo di tipo culturale; l’egemonia delle classi agiate consiste nell’emarginazione di chi dissente e si oppone, praticando la più rapida esclusione di chi tenti di far entrare qualche venticello avverso al conformismo. Al piatto del “soprannaturale” pasteggiano soltanto il Papa e astuti cardinali. Sembra di essere tornati ai tempi in cui sull’élite cattolica cadde addosso la mannaia dello scioglimento del partito di Don Sturzo, patteggiato dal Vaticano con Mussolini. La mancanza di un’articolata leadership politica provoca una sensazione di smarrimento. Dopo una lunga tragicomica esperienza politica, milioni di italiani si sentono tentati di turarsi il naso e (prossimamente) di non votare.
MAURIZIO LIVERANI