LA PREVISIONE DI ALFIERI

FATEMELO DIRE
di MAURIZIO LIVERANI
 
LA PREVISIONE DI ALFIERI

La fisiognomica non è una scienza falsa. I politici che cambiano continuamente di ideologia a volte sembrano persone sensate, non temibili; alcuni rivelano di essere afflitti da un genio inesistente. In Campidoglio c’è chi si “porta molto” perché ha sentenziato che Virginia Raggi ha umiliato da sola il Pd, ma ha ridicolizzato la destra che per anni si è adoperata come grimaldello per aprire la cassaforte dove sarebbero stati stipati milioni di elettori di destra. La realtà è che non esistono né destra né sinistra. La politica ha la propria piattaforma su elettori in pantofole che amano la moderazione e che aspirano alla fuoriserie; approvano il calcio milionario e la città sporca. Tutte cose che la Raggi faceva presagire. Puntando su promesse vaghe, i partiti hanno dato vita a un buffonesco ribaltone sul piede della concretezza. Le intenzioni della sinistra erano di ornarsi di propositi riformistici e di ordine. Roma è una città difficile; per incostanza o per invidia da basso impero sono in molti a pensare che per qualsiasi sindaco sarà arduo governarla. Virginia Raggi ha fama di essere pregna di cognizioni amministrative; “disponibile a qualsiasi intesa: sarò sindaco di tutti anche di quelli che non mi hanno votato”, è la frase consueta che l’acume dei primi cittadini sa produrre. Mai una volta che ci sia stato un eletto che si sia presentato con formule originali. Inviolabile supremazia della Raggi è tutta qui, mentre si accumulano immondizie per tutte le strade romane. Con il passare del tempo è diventata amica di Nicola Zingaretti, partito come suo avversario. Conferma che la politica è sempre stata una cosa poco seria. Come se fosse una rivelazione d’oggi, i sondaggisti sentenziano che gli italiani sono senza appartenenza partitica; in questa constatazione non c’è alcun rincrescimento. Di questo voltafaccia di massa si era avvantaggiato il M5s non già perché portatore di innovazione, perché si era fatto interprete della fine della politica. Gli “italianacci” tornano a essere una specialità nostrana, ma da quello che sta avvenendo in Europa potremmo parlare addirittura di “europeacci”. Non appena si è fatta l’Unità d’Italia, la Capitale è diventata il crocevia di tutti i difetti della nazione. Con un fardello di parole altisonanti è sorto questo pasticcio che aveva come maggiore attrazione il Vaticano, subito trasformato a pilastro del disgusto. Nella Città eterna sono maturati in fretta, come cetrioli al vapore, i burocrati politici che hanno escogitato le dispute urbane, illusi di rappresentare opposte ideologie. C’è voluto poco tempo per chi ha cervello aguzzo a capire che era soltanto una guerriglia immaginaria destinata a durare per carpire denaro dello Stato. La mafia, come ci racconta Panfilo Gentile nella sua “Democrazia mafiosa”, si è estesa in tutto il territorio. L’idea più utile agli approfittatori succeduti al Duce è sempre stata quella di Marx. Vittorio Alfieri scrive che l’Italia è piena di “letterati a impulso artificiale: scrivono solo per arricchirsi”.

MAURIZIO LIVERANI