LA REGOLA DEL GIOCO

di Maurizio Liverani

La sola cosa a non mutare in Italia è che ogni volta sembra ci sia qualcosa di cambiato. Ricordiamo quanto ha scritto il filosofo francese André Glucksmann: “Temo che la destra approfitti della stupidità della sinistra per bearsi della propria stupidità”. A sinistra si fa incetta di personaggi di ogni tipo; dal serraglio non è escluso nessuno. Apre le porte a tutti, dalla cultura, foraggiata, sostenuta, coltivata come un bacillo, raccomandata come una pratica, alla mafia. A destra non si cercano intellettuali; farlo sarebbe come mettersi con la lanterna sulle tracce di un esercito fantasma. Eppure, di “crani fini”, accanto a zolle solo bisognose di una raccomandazione, ce ne sono. Da questa parte, con tenue sorpresa, non si indaga; è nata la convinzione che gli intellettuali siano svogliati o siano di poco conto. E’ noto che a destra non ci sono sparute pattuglie, ma intellettualità di prim’ordine. Non se ne fa incetta per non gettare su di loro il sospetto che siano avidi di prebende al pari degli intellettuali di sinistra. “Mi piacerebbe avere un intellettuale vivace nelle nostre file” suona come sorpresa e spesso come indignazione. La richiesta parrebbe come minimo inopportuna. Si proclamano da destra le stesse partigianerie e faziosità della sinistra. Intanto la vita intellettuale resta povera sia che al governo ci sia la destra o la sinistra. Aveva ragione lo scrittore Ottiero Ottieri “emarginato” per aver affermato che i poteri forti esistono, restano sempre gli stessi e sono molto potenti. La politica, nel suo insieme, amareggia la vita di tutti, intellettuali e non, con il suo comportamento verso chi non si adegua alle scelte conformiste. Potremmo dire, a fronte di una sinistra che agli intellettuali offre poltrone e vantaggi, che la destra potrebbe offrire soltanto “torte in faccia”. L’accaparramento delle intelligenze utili è cominciato nel dopoguerra. Da allora per gli uomini di cultura non c’è stata più via di mezzo: o “Fedra” o saltimbanchi. Il letterato, l’artista in generale, non si lega ai dogmi, ma si affida all’esercizio libero della sua intelligenza. Soltanto l’intellettuale anemico ha bisogno della flebo della politica. Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Goffredo Parise non hanno mai cercato saldature con i partiti. Le idee, nelle loro opere, sono di quelle che gettano lo scompiglio. Un vero intellettuale resta sempre in una posizione di intransigente autonomia. Il potere, soprattutto in televisione, è in mano a una congrega che, su ogni rete, rappresenta la solita commedia dei dibattiti. Il tele-opportunismo esige un comportamento standard in linea con la logica della trasmissione. La Tv di Stato, come la privata, non sarà mai d’accordo con quanto dice Molière: “Tutti i vizi, quando sono di moda, passano per virtù”.

Maurizio Liverani